dalla Segreteria Generale SMOT – Apprendiamo con soddisfazione dal quotidiano La Stampa che Al-Baghdadi è morto. Questa volta lo dice l’Isis, a conferma dell’annuncio dato un mese fa dal ministero della difesa russo. A comunicare la notizia ai sudditi del Califfato, nella città di Tell Afar, una delle ultime in mano agli islamisti in Iraq, è stata un’auto ufficiale dello Stato islamico, che ha percorso la strade centrali e ripetuto attraverso l’altoparlante il breve comunicato: “La guida dei credenti è morta, presto sarà annunciato il nome del nuovo Califfo, continuate sulla via della jihad, non cedete alle divisioni”. Il racconto di quello che potrebbe essere l’epitaffio non solo per Abu Bakr al-Baghdadi, ma per l’intero Califfato, viene da una fonte della televisione satellitare irachena Al-Sumariya, interna a Tall Afar. Non esattamente la Bbc. Al-Sumariya si è fatta una specializzazione negli annunci della morte del Califfo, almeno una decina. La fonte è tenuta segreta, per ovvi motivi di sicurezza, perché rischia di essere decapitata se scoperta. Ma non c’è neanche uno straccio di video o audio a corroborare il racconto. La stessa fonte precisa che “l’annuncio era atteso dopo che era stato tolto il divieto in città di parlare pubblicamente della morte di Al Baghdadi”. Mentre le agenzie e i siti di tutto il mondo rilanciavano la notizia, nella tarda mattinata di martedì 11 luglio 2017 arrivava un’altra conferma. Questa volta dall’Osservatorio siriano per diritti umani, una Ong basata a Londra ma con una fitta rete di informatori in tutte le città siriane. Era il direttore Rami Abdulrahman a rivelare di avere “informazioni attendibili” sull’avvenuto decesso di Al-Baghdadi, da parte di “un leader siriano dell’Isis, di primo rango, dall’area orientale della provincia di Deir ez-Zour”.