(da disclosurenews) – Un elemento, in genere poco conosciuto, ma molto significativo, che riguarda l’ordine dei Templari è costituito dalla numerologia e dall’utilizzo esoterico che ne facevano.
Tredici è il numero tanto caro ai Templari, legato misteriosamente alla loro storia e al loro destino.
È il numero dei componenti un capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 del Gran Maestro.
Tredici anche i partecipanti all’ultima cena: 12 apostoli + il Messia; 1+ 2 = 3 la Trinità; 13 dato da 1 + 3 = l’unità divina racchiusa in tre persone; 1 + 3 = 4 il divino che s’incarna, difatti il 4 è simbolo del mondo materiale.
Tredici cavalieri templari, compreso l’abate, potevano fondare un nuovo convento, secondo la regola ispirata da San Bernardo.
Un templare impossibilitato a partecipare al culto mattutino doveva recitare 13 Pater Noster.
Il numero tredici era già dall’antichità considerato un numero infausto risalente al fatto che all’ultima cena i commensali erano in 13, tuttavia alcuni sostengono che la negatività di questa data risalga al venerdì 13 ottobre del 1307, anno in cui Filippo IV di Francia ordinò di arrestare tutti i Templari.
Nella numerologia il 13 rappresenta l’Alchimista e risulta in stretta relazione con l’universo dei sensi e delle forme.
Contiene in sé il principio dell’ineluttabilità del cambiamento, il significato di questo concetto, è un monito a non aggrapparsi a ciò che non sostiene più l’evoluzione.
E’ il numero che con l’aggiunta di una unità al Dodici, interrompe la ciclicità, obbligando ad una trasformazione radicale.
Il 13 è composto dai numeri 1 e 3 per cui, l’Uno origine di tutte le cose, ha in sé il germe del principio non ancora formato, il numero divino sorgente di tutto ciò che esiste e che è. Il Tre è anche la conoscenza della completezza e della perfezione.
Tredici è considerato il numero della dea, del principio femminino.
L’anno lunare è di 13 mesi di 28 giorni ciascuno, per un totale di 364 giorni. Corrisponde all’arcano dei tarocchi Morte, simbolo della trasformazione.
E la trasformazione in alchimia è la putrefactio, putrefazione, che rappresenta la morte e la rinascita.
C’è poi la tredicesima costellazione, quella di Ofiuco “colui che domina il serpente”, eliminata dall’astrologia tradizionale.
La costellazione, già menzionata da Tolomeo tra le 48 costellazioni antiche, che stravolge l’astrologia: non dodici ma tredici. Il tredici ritorna.
Il numero tredici è la rappresentazione esoterica del mito di Osiride: fatto a pezzi da Seth (smembrato in 14 parti) e ricomposto da Iside senza però che riuscisse a reperire la 14° parte, il pene.
Se inseriamo due triangoli con i vertici rovesciati, uno verso il basso (l’invisibile nel visibile) e l’altro verso l’alto (il visibile nell’invisibile ) otterremo il simbolo di Salomone, uno dei Re pescatori, il mago, il sacerdote guerriero custode dell’Arca.
I due punti centrali convergeranno rivelandoci la doppia faccia dell’opera alchemica: il bianco e il nero, l’albedo e il nigredo,la parte esoterica e la parte essoterica.
Quello che è e quello che deve apparire.  Il dualismo tanto caro ai Templari.
I Templari adottarono il simbolismo della dualità espressa visivamente tramite coppie di quadrati chiari e scuri: le Sigizie degli Gnostici.
Il numero 2 per la Kabala ebraica significa Conoscenza mentre per i Cristiani, il rappresenta la doppia natura di Cristo: divina e umana.
Per i Pitagorici è la Diade, il principio bipolare, il principio generatore che esteriorizza Dio nello spazio e nel tempo.
I Templari in seguito adottarono la dualità come loro vessillo il Beauceant, composto di due colori bianco e nero.
Tale duplicità si rileva in entrare – uscire, alto – basso, maschile – femminile, finito – infinito, momentaneo – durevole, attivo – passivo, positivo – negativo.
Nell’uomo abbiamo la duplicità espressa con due mani, due piedi due occhi, due orecchie, due narici, due emisferi cerebrali.
In architettura abbiamo le coppie di obelischi in Egitto e le coppie di colonne nei Templi.

Le Cattedrali Templari, Libri Di Pietra
In tutta la Francia sorsero tra il 1200 e il 1250 le grandi cattedrali gotiche di Rouen, di Reims, di Parigi, fino ad arrivare alla cattedrale gotica per eccellenza, quella di Chartres.
Le chiese templari erano consacrate a Notre-Dame che può trattarsi sia della Vergine che della Maddalena.
Furono edificate su luoghi già considerati sacri e dedicati alla Grande Madre, ritenuto il culto unitario più diffuso prima del Cristianesimo.
Le Cattedrali si innalzano verso il cielo come a creare un contatto tra il mondo umano e quello divino.
Sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est, cioè verso la luce e tutte sono dedicate alla Vergine (Notre Dame).
Sono situate in posizioni particolari tali che se si uniscono i punti delle varie cattedrali si ricalca la costellazione della Vergine. Cioè il cielo riportato in terra.

La Cappella Templare di Saint-Christophe-Des-Templiers a Montsaunès, Francia
I Cavalieri Templari decisero di costruire questa cappella nel 1180 in una posizione strategica, nel versante francese dei Pirenei, sulla via percorsa da pellegrini, mercanti ed eserciti verso Compostela.
Sorge sopra un antico edificio cristiano, a sua volta edificato sulle fondamenta di un antico luogo di culto di Mitra. Il Papa di Avignone Giovanni XXII, il successore di Papa Clemente V, con la bolla Damnatio Memoriae, chiese ai fedeli cristiani “di scalpellare le croci patenti, gli affreschi, i sigilli e i simboli templari da ogni luogo perché se ne estinguesse la memoria in eterno”.
La cappella di Montsaunès sfugge a questa distruzione, i suoi affreschi geometrici, le sue sculture su temi della Bibbia non destano preoccupazione.
In questo modo, come un grande libro di pietra, fu preservato e nascosto in piena luce l’insegnamento cui si rifacevano i Templari.
La cappella è affrescata con temi misterici e tutto sembra indicare che quel luogo non fosse destinato al culto popolare ma ai Cavalieri del Tempio e al loro percorso iniziatico.
Nel portale principale della Cappella Templare di Montsaunès, in una fascia a semicerchio, sono scolpite 52 figure umane unite a coppie, cioè 2×13 per lato, in totale 4×13.
Alcune sono serene, quasi sorridenti; altre sono grottesche animalesche con ghigni.
Tredici il numero tanto caro ai Templari.
Nel primo giorno della creazione Elohim separa la Luce dalle Tenebre e fu Luce, simbolizzata dal fiore su campo bianco. Il fiore è circondato da una corona con 23 settori, divisi 13 al lato sud, e 10 al lato nord. Dieci è la Decade, fondamento e guida della vita divina e umana. Tredici è un numero primo, cioè incorruttibile che non può essere scisso; è collegato al lato Sud, alla luce della creazione materiale, cioè al visibile; il numero 10 è collegato al lato nord, all’invisibile, a ciò che è nascosto dalla forma. I due numeri nella ruota del divenire formano il ventitré, un numero felice.

La Cattedrale di San Pardo, Larino, Molise, Italia
Il rosone della Cattedrale di Larino cela anche un grande mistero. Generalmente, infatti, i rosoni sono a 12 raggi mentre questo ne ha 13.
Potrebbe rappresentare Gesù con i dodici apostoli, ma soffermandoci sul significato alchemico del numero 13 emergono interessanti considerazioni.
Al numero Tredici è associato il significato della fine di un ciclo, dal fatto che ci sono tredici mesi lunari in un anno e tredici sono i segni nell’astrologia celtica e dei nativi americani.
Tredici predice nuovi inizi, ma significa anche che i vecchi sistemi devono terminare per favorire le trasformazioni richieste.
Ma tredici è anche la famosa data “ venerdì 13 ottobre 1307 ” tanto temuta che ha generato la “triscaidecafobia” cioè la paura del numero 13.
Nella lunetta centrale della facciata c’è un’altra sorpresa. Un angelo cerca di togliere la corona di spine a Cristo su una croce ad Y.
Tale immagine ricalca fedelmente un antico simbolo che l’alchimia fa risalire addirittura all’antica civiltà atlantidea: Algiz, la runa dello slancio tra il mondo dei vivi e quello degli Dei.
È la runa più potente energeticamente e spiritualmente, quella che simboleggia la consapevolezza dell’ordine cosmico.

Tredici Teschi
Nel 1924 in Belize, una spedizione inglese capeggiata da Frederick Albert Mitchell Hedges scoprì un’antica città sepolta nella vegetazione.
La città venne chiamata Lubaantum , Luogo dove cadde la pietra celeste.
Qui fu ritrovato uno dei più straordinari reperti della storia dell’archeologia: un teschio di cristallo purissimo. Un teschio interamente in cristallo di rocca, alto 13 cm., largo 18, del peso di 5 kg.
Il cristallo di rocca o quarzo ialino, definito anche roccia di ghiaccio, possiede una notevole durezza (può essere lavorato con punte di diamante), è resistente al logorio del tempo e ha formidabili proprietà piezoelettriche e i Maya lo chiamavano Il Teschio che parla.
Proviamo a leggere i simboli dei numeri collegati ai Tarocchi, ricavati dal teschio di cristallo: 13,18,5.
13: LA MORTE
5: IL PAPA
18: LA LUNA
Innanzitutto è necessario trovare in quale “casa” inserire il processo di lettura, e per farlo bisognerà sommare fra loro il 13, il 5 e il 18: 13+5+18 = (36) 3+6= 9.
L’arcano dei Tarocchi numero 9 è l’Eremita (la riflessione).
Orbene, sotto questo auspicio consideriamo quanto segue: il 13 rappresenta la Divinità manifestata ovvero il principio individuale (1) compenetrato dalla conoscenza (gnosi ) espressa dal 3.
Tredici secondo una leggenda Maya erano i teschi nascosti, 13 furono Gesù con i discepoli, ancora 13 diventa la combinazione delle stelle intorno al capo della Vergine Maria e 13 i corpi celesti del sistema solare, anche se la scienza ufficiale non ha ancora individuato i restanti tre pianeti.
Il tredici nei Tarocchi è raffigurato dall’arcano della Morte cioè la metamorfosi.
Il 5 è la figura del Papa: la responsabilità, mentre il 18 è la Luna, l’inganno.
Con un’operazione di geometria sacra aggiungiamo il cinque nel tredici ed otterremo il diciotto, ossia l’occultamento di ciò che non si deve sapere.
Siamo su un pianeta karmico che deve “ripetere” la sua evoluzione ricominciando daccapo.
I cambiamenti dimensionali del sistema solare e il destino dell’umanità secondo il calendario cosmico sono sempre avvenuti.
Gli antichi sapevano molto bene di queste svolte energetiche che causavano epocali cambiamenti strutturali e geofisici della Terra.
I calendari dei Maya che risalgono a circa 18 mila anni fa, degli egizi che risalgono a circa 39 mila anni fa, dei tibetani, dei cinesi e di altre civiltà indicano che il periodo che corrisponde a quello nostro, sta per terminare.