bandiera libicaBeirut (Giordano Stabile – La Stampa) – La provincia libica del Califfato si sta dissolvendo. I combattenti dell’Isis si sono ritirati di centinaia di chilometri in pochi giorni, di fronte all’attacco a tenaglia da Ovest delle milizie di Misurata e da Est delle Guardie petrolifere. Le prime dopo aver sfondato ieri mattina le linee di difesa a una ventina di chilometri da Sirte si sono spinte fino al Centro congressi di Ouagadougou, il faraonico complesso voluto da Gheddafi per suggellare il suo ruolo di leader dell’Africa e trasformato in quartier generale dall’Isis. Gli irriducibili islamisti hanno cercato di resistere con cecchini piazzati sui tetti. Ma raid aerei condotti dall’aviazione libica li hanno costretti a ritirarsi. La liberazione completa della città, secondo Mohammed al-Ghasri, portavoce di Misurata, è questione di due o tre giorni. I jihadisti hanno perso il controllo di tutti i punti di ingresso in città e dei sobborghi, compreso il famigerato incrocio di Zafrana dove venivano esposti i corpi dei prigionieri torturati e uccisi con le loro tute arancioni. L’impalcatura, che reggeva in origine pannelli pubblicitari, è stata demolita. Da Est avanza invece la Guardia petrolifera che, come Misurata, ha giurato fedeltà al governo di unità nazionale guidato da Fayez al-Sarraj. Ieri ha preso la città di Harawa a 70 chilometri dalla capitale dello Stato islamico in Libia. È stata l’ultima città controllata a lungo dagli islamisti a cadere, dopo la presa di Abu Grain a Ovest e Nawfaliyah a Est. A questo punto il dominio del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi in Libia, dove era arrivato a controllare 250 chilometri di costa, è ridotto a pochi quartieri di Sirte. Per i sopravvissuti tutte le vie di fuga sono chiuse perché anche la marina libica partecipa alla battaglia e controlla porti e spiagge. Negli scontri degli ultimi tre giorni sono morte decine di uomini di Misurata, almeno 15 solo ieri, e centinaia sono rimasti feriti. Al Sarraj ha chiesto alla comunità internazionale aiuti per le cure. L’ospedale di Misurata non è più in grado di ricoverare nessuno e alcuni feriti sono già stati portati via aereo in Italia e Turchia. Fra i caduti c’è anche il comandante della Brigata 166 di Misurata, Mohamed Husan al-Madani, e il leader del movimento degli avvocati libici, Abdel- Rahman al-Kissa, ex ministro dei feriti e delle famiglie dei martiri nel governo transitorio del primo ministro ad interim Abdel Rahim al-Kib.