Dalla Segreteria Generale SMOT – Papa Francesco afferma che “solo la pace è santa, e non la guerra” ma, evidentemente non ha letto bene il vecchio testamento, un libro violento, anzi, truculento. E la domanda è: Yahweh è Dio come dicono i discendenti di Giacobbe e i Cattolici che non sanno, o è un comandante militare? Per chi scrive Yahweh è un generale. E nonostante ciò Francesco sulla piazza della basilica inferiore ad Assisi, attorniato da centinaia di leader delle maggiori religioni del mondo, patriarchi e pastori, rabbini e imam, scintoisti e buddisti, ha spiegato che “Dio è Dio di pace”. Quale Dio? Quello del vecchio o del nuovo testamento? Perché fra i due non c’è molto in comune e, anzi, sono spesso in aperta antitesi. Ma Francesco afferma che non esiste un dio di guerra: “Quello che fa la guerra è il maligno, è il diavolo, che vuole uccidere tutti”; e anche qui non la dice tutta perché il Dio di cui parla lui è solo quello dei Vangeli e non l’altro, Yahweh.
Yahweh, una persona in carne ed ossa
Per capire chi era Yahweh, che i cristiani si ostinano a identificare come Dio Padre Onnipotente e invece è solo un semplice Elohe (il singolare di Elohim), iniziamo a leggere quello che c’è scritto nel vecchio testamento (testo masoretico). È descritto come un essere in carne ed ossa che dimorava insieme agli ebrei, prima nel deserto durante la fuga dall’Egitto e poi nel tempio costruito da Salomone. Era vivo e mangiava tutti i giorni, pretendendo che fossero i sacerdoti, cioè i suoi camerieri, a toccare il cibo che gli portavano: “Yahweh disse a Mosè: devi dire ad Aronne che nessuno della tua discendenza che sia portatore di un difetto dovrà mai portare il nutrimento a me… né un cieco, né uno zoppo, né uno che abbia una qualche mutilazione o malformazione, né uno che abbia difetti ai piedi o alle mani, né un gobbo, né un nano, né uno che abbia una malattia agli occhi o sia affetto da scabbia o da piaghe purulente o uno che abbia i testicoli ammaccati… chi ha un difetto non si avvicini all’altare” (Levitico: 21; 17). D’altronde, della presenza fisica a Gerusalemme e nel Tempio di Salomone degli Elohim e di Yahweh è dimostrato in maniera incontrovertibile da ciò che scrive Giuseppe Flavio nel suo libro “La Guerra Giudaica” (Libro VI, cap. 5, 296-299): “Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; (297) e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall’altra la conferma delle sventure che seguirono (…). (298) Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. (299) Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una  scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: Da questo luogo noi ce ne andiamo”.
Il dio del vecchio testamento pensava solo a se stesso e alla guerra
Se è vero che Flavio ha visto quei carri celesti levarsi in cielo è altrettanto vero che dentro quelle macchine volanti c’era Yahweh e i suoi dei (Elohim). Tutto ciò significa che loro non tenevano in nessun conto la presunta alleanza col popolo di Israele. Infatti leggendo gli antichi testi si capisce come Yahweh in verità non amasse il suo popolo, di cui era un padrone spietato, vendicativo, disposto a tutto pur di mantenere il potere, come altri Elohim (gli dei) che governavano altre aree come l’Egitto, il Sumer, quindi la Grecia, l’Arcadia e poi Roma. Yahweh si serviva del suo popolo per compiere massacri. A questo proposito si legge: “Yahweh disse a Mosè: Compi la vendetta degli Israeliti contro i Madianiti, poi sarai riunito ai tuoi antenati. Mosè disse al popolo: Mobilitate fra di voi uomini per la guerra e marcino contro Madian per eseguire la vendetta del Signore su Madian. Manderete in guerra mille uomini per tribù di tutte le tribù d’Israele. Così furono forniti, dalle migliaia d’Israele, mille uomini per tribù, cioè dodicimila uomini armati per la guerra. Mosè mandò in guerra quei mille uomini per tribù e con loro Pincas, figlio del sacerdote Eleazaro, il quale portava gli oggetti sacri e aveva in mano le trombe dell’acclamazione. Marciarono dunque contro Madian come il Signore aveva ordinato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. Uccisero anche, oltre i loro caduti, i re di Madian Evi, Rekem, Sur, Ur e Reba cioè cinque re di Madian; uccisero anche di spada Balaam figlio di Beor” (Numeri: 31). Non basta: “I sacerdoti diedero fiato alle trombe e Giosuè disse al popolo: Lanciate il grido di guerra perché il Signore mette in vostro potere la città. La città con quanto vi è in essa sarà votata allo sterminio per il Signore; soltanto Raab, la prostituta, vivrà e chiunque è con lei nella casa, perché ha nascosto i messaggeri che noi avevamo inviati. Solo guardatevi da ciò che è votato allo sterminio, perché, mentre eseguite la distruzione, non prendiate qualche cosa di ciò che è votato allo sterminio e rendiate così votato allo sterminio l’accampamento di Israele e gli portiate disgrazia. Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro sono cosa sacra per il Signore, devono entrare nel tesoro del Signore” (Giosuè: 6; 16-24).
Sacrifici umani e distruzione di idoli in nome di Yahweh
Yahweh si faceva offrire in sacrificio i primogeniti: “Non ritarderai l’offerta di ciò che riempie il tuo granaio e di ciò che stilla dal tuo frantoio. Il primogenito dei tuoi figli lo darai a me. Così farai per il tuo bue e per il tuo bestiame minuto: sette giorni resterà con sua madre, l’ottavo giorno me lo darai” (Esodo: 22; 28-29).
Odiava a morte gli altri dei e comandava ai suoi di far loro la guerra e distruggere i loto templi. È curioso notare, a questo proposito, che nel 2001 i talebani hanno fatto saltare in aria i Budda di Bamiyan, statue alte 53 e 35 metri, scavate nella roccia. Alcuni mesi fa i miliziani jihadisti dello Stato Islamico hanno distrutto l’Arco di Trionfo di Palmira, simbolo dell’antica città siriana. Tutto il mondo ha criticato tali incomprensibili atti vandalici. Ma Yahweh ordinò a Mosé: “Distruggerete i loro altari, spezzerete le loro steli e taglierete i loro pali sacri. Tu non devi prostrarti ad altro Dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso. Non fare alleanza con gli abitanti di quel paese, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dei e faranno sacrifici ai loro dei, inviteranno anche te: tu allora mangeresti le loro vittime sacrificali. Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dei, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dei. Non ti farai un dio di metallo fuso” (Esodo 34,13-17). È chiaro che questo dio degli Ebrei non sembra essere quello dei cristiani: onnipotente, misericordioso, lento all’ira; ma il suo esatto contrario.
Un dio presente fra gli uomini
Inoltre, come abbiamo visto, pur essendo un essere divino (ma anche noi uomini, se vogliamo, siamo esseri divini fatti di spirito e materia), Yahweh non è solo spirito, esattamente come tutti gli Elohim, che sono equiparabili agli Dei ipercosmici (cioè “al di là del Cosmo”, quindi Dei risiedenti nell’Iperuranio, l’insieme dei Mondi superiori, il Paradiso) o Iperuranici del Neoplatonismo. Era essenzialmente un governatore militare del popolo che gli era stato affidato al quale ordinava continuamente di far guerra a tutti per allargare i suoi domini. Il vecchio testamento è un libro di guerra. La guerra vi è descritta come atto salvifico e legittimo in moltissimi passi: “Alla mattina per tempo Làbano si alzò, baciò i figli e le figlie e li benedisse. Poi partì e ritornò a casa. Mentre Giacobbe continuava il viaggio, gli si fecero incontro gli angeli di Dio. Giacobbe al vederli disse: Questo è l’accampamento di Dio;  e chiamò quel luogo Macanaim” (Genesi: 32). In questo passo è indicato chiaramente che gli angeli sono dei soldati e Yahweh si trova in un accampamento militare. Non solo, perché continuando a leggere si viene a sapere di una guerra imminente e di altri accampamenti militari: “I messaggeri tornarono da Giacobbe, dicendo: Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini. Giacobbe si spaventò molto e si sentì angosciato; allora divise in due accampamenti la gente che era con lui, il gregge, gli armenti e i cammelli. Pensò infatti: Se Esaù raggiunge un accampamento e lo batte, l’altro accampamento si salverà” (Genesi 32; 7 e seg.). La guerra per Yahweh era un fatto normale, acquisito, del tutto lecito, in quanto i popoli erano stati divisi e iniziarono subito ad ammazzarsi reciprocamente in nome di dio: “Quando l’Altissimo divideva i popoli, quando disperdeva i figli dell’uomo, egli stabilì i confini delle genti secondo il numero degli Israeliti” (Deuteronomio 32; 8). Nel vecchio testamento si parla di guerra in ben 262 passi diversi.
Il nostro Dio
Il Dio dei cristiani, a differenza del dio degli ebrei, Yahweh, porta un’altra guerra, quella della conversione: “Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera“. (Vangelo secondo Luca: 12; 51 e seg.).
Secondo me la Chiesa dovrebbe fare chiarezza e disconoscere una volta per tutte il vecchio testamento. Basta leggerlo bene per capire che non ha niente a che fare con la religione cristiana e coi  Vangeli di Cristo, il nostro vero ed unico Dio.
Yahweh lasciamolo pure agli ebrei e Allah agli arabi.
Sono un’altra cosa. Sono dei che non ci riguardano.
“E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dei sia nel cielo che sulla terra, e difatti ci sono molti dei e molti signori, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui” (San Paolo, Lettera ai Corinzi 1; 8: 5,6).