da ravennaedintorni.it – Nel Giulio Cesare di Shakespeare si dice che i Romani chiedessero al grande condottiero di avere come suo ricordo e feticcio una ciocca di capelli. Jacopo Ortis, per cercare di celebrare o magicamente creare il legame che gli sta sfuggendo con Teresa, congiunge segretamente una sua ciocca di capelli alla treccia che la giovane si è tagliata prima di sposarsi. E Byron? Non poteva essere da meno. La “Tricofilia sentimentale” come l’ha definita Elisabetta Gulli Grigioni, assume nel romanticismo picchi interessanti, e se ne volete scoprire di prima mano il feticismo ottocentesco, la biblioteca Classenseconserva, insieme a un patrimonio documentale inestimabile, anche queste chicche per appetiti piccanti. Il medaglione d’oro che contiene la preziosa ciocca dello scrittore del Don Juan è difatti custodito, insieme alle lettere e ad altri cimeli, proprio nella biblioteca fondata dai Camaldolesi.
Erano giunti i monaci, seguaci di San Romualdo e del suo tentativo, forgiato seguendo la regola dei benedettini, di coniugare cristianesimo orientale e occidentale dopo lo scisma, a Ravenna dopo la battaglia di Ravenna e il sacco dei francesi del 1512. La loro sede accanto alla basilica di S. Apollinare in Classe era, infatti, fuori le mura, e l’arrivo delle prime armi con la polvere da sparo fece ben pensare che fosse più opportuno rifugiarsi dentro le mura. Fu sempre in seguito all’arrivo dei francesi, questa volta capitanati da Napoleone, che la “libreria” dei Monaci, pensata e organizzata dall’abate Pietro Canneti alla fine del ‘600, divenne Biblioteca civica, come successe di fatto in moltissime città italiane e in particolare della nostra regione.
All’importante raccolta di manoscritti e incunaboli già presente, ha fatto seguito un’importante serie di lasciti e fondi speciali, che rendono la Biblioteca una delle più importanti nel panorama nazionale in vari ambiti di ricerca.
Partiamo dall’oggetto forse più teneramente fragile, affascinante e difficilmente osservabile dal vivo conservato nella grande pancia di questo cantiere che continua a crescere e che oggi occupa circa 28mila metri quadrati: il codice aristofaneo 429. Per capirci, la Pace di Aristofane ci è stata tramandata nella forma più antica proprio da questo codice. Ed è l’unico che contiene tutte le 11 commedie superstiti in un unico codice, l’unico bizantino secondo l’analisi di Coulon.
Ovviamente la Classense è soprattutto nota e frequentata per la raccolta dantesca. La presenza del rifugiato di Firenze e la sua morte in esilio ha reso la città bizantina un centro importante degli studi dedicati all’Alighieri. Lo spazio di questo immensa balena che custodisce stampe, oggetti, libri antichi e moderni, ma anche materiale multimediale, è un intreccio di sale monumentali e artisticamente notevoli e spazi pensati per il lettore e il fruitore contemporaneo. Oltre alla biblioteca Holden, pensata per i più giovani, e che costituisce lo scalino intermedio tra la Biblioteca di Casa Vignuzzi per i più piccoli e la lettura adulta, sono molti e diversi gli spazi offerti alla lettura, al riposo della mente, all’accesso internet. Sicuramente i fruitori più originali del chiostro sono i gatti Obama, Teresa, Byron e la neoarrivata Matta. Per il momento non sono riusciti a far fuori i topi di biblioteca, ma certo rendono ancora più accogliente e ospitale uno spazio che fino ad alcuni decenni fa era deputato solo allo studio.
Anche i dati degli ingressi e dei prestiti mostrano come sia uno spazio vissuto: nel 2018 gli ingressi sono aumentati del 30 percento rispetto all’anno precedente, e i prestiti del 10 percento. Questi ultimi sono difatti 52.000: uno ogni 3,5 abitanti circa. Non male se pensiamo che la biblioteca non è l’unica a fornire materiale librario nel Comune. L’obiettivo qualitativo di orizzonte sarebbe infatti 1,5 prestiti per abitante: sarebbe interessante avere quindi un quadro d’insieme, comprensivo di tutta le rete bibiotecaria del ravennate. Chi legge, vede, approfondisce, può più facilmente crescere.
Sono cresciuti anche esponenzialmente gli appuntamenti e le occasioni di animazione degli spazi della Classense: in questo caso abbiamo proprio un’impennata. Difatti sono stati 147 nei primi sei mesi del 2018, con una crescita del 75 percento. Mostre. Incontri letterari, convegni, ma anche laboratori di coding ovvero occasioni per i Junior di imparare a programmare per creare app e giochi. Ma anche formazione per gli insegnanti e letture con le classi delle scuole di ogni ordine e grado. Un luogo che punta quindi non solo a conservare gelosamente (e giustamente) un patrimonio, ma a formare e attivare i cittadini e le cittadine attraverso l’incontro e l’apertura, con un orario che si è adeguato al tempo libero delle persone e non viceversa.