(Marco Della Corte di Quotidian Post) – Da alcuni anni, seppur non in maniera molto frequente, si parla del tentativo (alquanto blasfemo) di clonare Gesù Cristo. Alcuni scienziati vorrebbero creare una copia esatta di Nostro Signore tramite la nuova tecnologia di clonazione di DNA. Fantascienza o concreta realtà? La verità è che qualche tempo fa uno studioso della Bibbia e un genetista dell’università di Oxford stavano indagando sulle più importanti reliquie del mondo cristiano. Tra queste la Sacra Sindone di Torino, la Sindone di Oviedo e le ossa del presunto cugino di Gesù, San Giovanni Battista.

Estrarre il codice genetico della famiglia di Gesù Cristo
Alcuni studiosi sarebbero all’opera per rintracciare (ed estrarre) il codice genetico della famiglia di Gesù Cristo. Si starebbe tentando di rintracciare il DNA del Figlio di Dio. Il tutto, forse, per effettuare in futuro un tentativo di clonazione. L’argomento è stato ripreso da un documentario di History Channel intitolato The Jesus Strand. Per la prima volta un uomo di scienza e uno di Fede hanno unito le forze per rintracciare il DNA del Messia. Ma un ipotetico tentativo di copia di Cristo potrebbe mai riportare sulla Terra il personaggio storico autentico e la sua (per chi ci crede) Essenza Divina?

Il lavoro di Busby e Basile
I tentativi di individuare il DNA di Cristo sono reali. Come informa il blog di Alieni/Mistero in un articolo del 24 aprile 2019 “per la prima volta nella storia, un uomo di fede e un uomo di scienza si uniscono per cercare il DNA di Gesù”. Grazie agli “ultimi progressi della tecnologia di ingegneria genetica dell’Università di Oxford, George Busby e il pastore biblico Joe Basile stanno studiando le più famose reliquie del mondo”. Un viaggio nei luoghi sacri della cristianità di tutto il mondo “dalla Spagna all’Italia, fino alle coste del Mar Nero”.

Le dichiarazioni di George Busby
Nel corso di un’intervista a Conversation, George Busby dell’università di Oxford, che ha partecipato al documentario The Jesus Strand, ha dichiarato: “Nel 2010, Kasimir Popkonstantinov ha scoperto quelle che crede essere le ossa di uno dei più famosi di tutti i santi: Giovanni Battista. Mi interessava sapere cosa potrebbe dirci l’analisi del DNA su queste ossa e su altre” e poi ancora: “Quando più tardi Kasimir ha aperto il reliquiario, ha trovato cinque frammenti di ossa. L’epitaffio sulla scatola più piccola, probabilmente utilizzata per trasportare le ossa durante i viaggi, è stata la prova chiave che lo ha portato a credere che le ossa potessero essere quelle di Giovanni Battista”.

Chi era Giovanni Battista
La scoperta di cui parla George Busby è molto importante, in quanto San Giovanni Battista fu un discepolo, ma anche cugino di Gesù Cristo. I due quindi avrebbero condiviso il DNA. Giovanni è considerato l’ultimo profeta dell’Antico Testamento. Come fa notare un recente articolo del Giornale di Brescia, egli è il santo più raffigurato nella storia dell’arte. Nel Vangelo di Luca di lui viene detto che nacque in una famiglia di sacerdoti. Suo padre, Zaccaria, appartenava alla classe di Abia, mentre la madre Elisabetta (cugina di Maria, madre di Gesù) discendeva da Aronne.

Il DNA è davvero di Giovanni?
George Busby ha tuttavia invitato a fare attenzione affermando che non è ancora chiaro se quello rinvenuto sia realmente il DNA del vero San Giovanni Battista. Parlando di reliquie cristiane non possiamo certo non menzionare la Sacra Sindone conservata a Torino che, secondo la tradizione, sarebbe il sudario che avvolse il corpo di Gesù Cristo nel sepolcro dopo la sua morte. Si tratta di un tessuto della lunghezza di 4,5 metri. Rimane una reliquia affascinante, sia in campo scientifico che religioso.

L’origine della Sindone
L’origine della Sindone è alquanto controversa. Per i fedeli risale a 2000 anni fa, all’epoca della morte (e resurrezione) di Gesù Cristo. Per gli studiosi sarebbe invece una creazione risalente al medioevo, databile per la precisione tra ‘200 e ‘300. La conferma si è avuta in seguito a un’indagine al radiocarbonio effettuata nel 1988 sul lenzuolo. Nonostante i risultati prettamente scientifici, molti fedeli non concordano con le affermazioni degli scienziati e per loro la Sindone è realmente il sudario che coprì Gesù dopo la sua morte.

L’ossuario di Giacomo
Gli studiosi hanno tuttavia preso in considerazione anche l’ossuario di Giacomo, una scatola di gesso risalente presumibilmente al primo secolo dopo Cristo, che potrebbe contenere le ossa di uno dei fratelli di Gesù Cristo. George Busby ha dichiarato al riguardo: “Supponiamo per un momento che la contaminazione possa essere completamente esclusa e che l’analisi del DNA abbia dimostrato che il DNA estratto dalla Sindone fosse una partita familiare del DNA dall’Ossario di Giacomo. L’ossario di pietra calcarea che gli archeologi hanno datato al 63 dopo Cristo (ricordiamo che Giacomo detto “il Minore” morì lapidato nel 62) riporta una sorprendente iscrizione in lingua aramaica: “Giacomo, figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”.  Questo potrebbe quindi essere stato il DNA di Gesù e della sua famiglia?”.

Sindone di Torino: vietate nuove analisi scientifiche
Come riporta il portale Notiziecristiane.it in un articolo risalente al 14 febbraio 2015, la chiesa al giorno d’oggi vieta nuove analisi scientifiche sulla Sindone di Torino. Tuttavia, secondo Didier van Cauwelaert e Yves Boisset, autori di una trasmissione in onda sul canale francese Canal Plus dal titolo L’inchiesta del Lunedì, sarebbe possibile estrarre il DNA di Gesù dalle analisi avvenute in passato sul presunto sudario. Il titolo di una vecchia puntata della trasmissione si intitolava proprio: “Vogliono clonare Cristo?”. Con tanto di ospiti presenti in studio si era esaminata la questione.
Un reportage radiofonico reso noto proprio nel corso della puntata dello show (risalente ale 2015) aveva asserito l’impossibilità di clonare un individuo partendo dagli elementi organici presenti sulla Sindone. Una tesi del tutto in contrasto con quella che era (almeno all’epoca) l’opinione degli autori televisivi che sostenevano con forza tale possibilità. Probabilmente un modo per generare ascolti e ingraziarsi una fetta di pubblico incuriosito da una simile eventualità, che per fortuna (al momento) rimane davvero molto lontana.