(Andrea Ioime di Il Friuli) – Coi suoi straordinari mosaici e la ricchissima stratificazione di credenze, fedi e tradizioni che rivelano, Aquileia ha rappresentato un esempio di città pluralista e universalista, aperta alle diversità, che la Storia testimonia in contrasto con l’ortodossia di Roma. Scoperte recenti parlano però anche di un forte legame con Betlemme, la città che secondo le Scritture ha dato i natali a Gesù. Un accostamento reso palese da una mostra, Da Aquileia a Betlemme: un mosaico di fede e bellezza, aperta a Palazzo Meizlik fino al 30 settembre.
Organizzata dalla Fondazione Aquileia e promossa dalla Bethlehem Development Foundation e dall’Alto comitato presidenziale per gli affari religiosi in Palestina, la mostra multimediale e interattiva accosta i due siti – in particolare la Basilica della Natività di Betlemme e quella di Aquileia – a seguito delle scoperte nel corso del restauro condotto dal 2013 dall’azienda italiana Piacenti.

Stessa “data” di nascita
I restauri sono stati seguiti da ricerche che avrebbero evidenziato straordinarie analogie nella genesi ed evoluzione dei due complessi. “Aquileia e Betlemme – spiegano i curatori della sezione aquileiese Salvo Barrano e Luca Villa -, poste in due aree opposte del Mediterraneo, appaiono accomunate dal ruolo preminente nell’irradiazione e affermazione del Cristianesimo. Sia il santuario sulla Grotta di Gesù, sia il complesso della città adriatica, appaiono edificati in epoca costantiniana, agli inizi del 4° secolo d.C.”. Sul luogo della Natività venne eretta, per volere dell’imperatore Costantino, una grande basilica che ebbe subito un’estrema rilevanza nel mondo cristiano. Negli stessi anni ad Aquileia, il vescovo Teodoro, alla guida di una fervente e benestante comunità locale, innalzava uno dei più antichi ed importanti complessi paleocristiani, dove si conservano straordinarie testimonianze dell’arte cristiana, a partire dal più esteso mosaico pavimentale d’Occidente.

Alle origini dell’arte cristiana
Il percorso espositivo si snoda in due sezioni: Betlemme, curata da Taisir Hasbun, Alessandro Fichera e Tommaso Santi, si avvale del progetto di restauro durato 10 anni. Un filo che permette di ricucire attraverso testi, foto e video la storia del monumento più antico della Cristianità, per concludersi con un video dove viene svelata la Basilica nella sua bellezza. La sezione Aquileia conduce alle origini dell’arte cristiana, indagando in profondità il rapporto tra le due città. Focalizzata sui grandiosi mosaici di età costantiniana nel primo impianto della Basilica, prosegue col racconto dell’evoluzione della basilica cristiana nei secoli, arricchito di contenuti multimediali.
“Con questa mostra – evidenzia Emanuele Zorino, presidente della Fondazione Aquileia – confermiamo l’impegno nel raccontare la centralità della civitas nella storia della Cristianità e nel rapporto vivissimo con Mediterraneo e Oriente. In una fase complicata per l’economia globale, la Fondazione scommette su un’iniziativa che mette al centro l’indagine storico-archeologica come occasione per nuovi quesiti, ma anche come strumento concreto per l’affermazione del dialogo interculturale e interreligioso”.