Città del Vaticano (askanews) – Torna di moda il diavolo, o forse di moda non è mai passato, e non perché vesta Prada, ma nel discorso pubblico il linguaggio apocalittico sembra intrecciarsi più frequentemente con la cronaca degli ultimi giorni. Quando più, quando meno opportunamente.
Se Enrico Ruggeri ha dedicato all’Anticristo l’ultimo album dei Decibel (“Sono i veri potenti che indirizzano le sorti del mondo”, ha spiegato il cantante a La verità), Cristiano Ceresani, capo di gabinetto del ministro per la Famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana (Lega), in passato capo dell’ufficio legislativo di Maria Elena Boschi (Pd), ha tirato in ballo Satana per il cambiamento climatico: “E’ ovviamente colpa dell’uomo, della sua incuria, della sua avarizia, della sua ingordigia”, ha detto parlando del suo libro “Kerygma, il Vangelo degli ultimi giorni” a Uno Mattina (Rai1): “Se abbiamo calpestato questo Pianeta, che è l’unico che abbiamo e non possiamo sostituirlo, è colpa dell’uomo. Ma nell’uomo agiscono forze trascendenti e nel cuore dell’uomo agisce la tentazione. Io nel libro cerco di spiegare come il fatto che Satana negli ultimi tempi che precedono la parusia sarà scagliata su terra con grande furore sapendo che gli resta poco tempo proprio per prendere di mira il creato e la creazione, è un dato teologico. Dinanzi questo dato teologico io faccio delle domande: perché andando a leggere nelle scritture uno sconvolgimento finale viene evocato? E lo paragono in relazione a quello accade oggi, inedito nella storia dell’umanità, e gli scenari sono molto molto pericolosi per la sopravvivenza del genere umano”. Dopo la tragedia nella discoteca di Corinaldo, un esorcista, don Antonio Mattatelli, si è addirittura spinto a evocare il diavolo per i testi delle canzoni di Sfera Ebbasta. “Dietro messaggi simili c’è il demonio”, ha sostenuto a Rai Radio2 il sacerdote a proposito del giovane trapper di Cinisello Balsamo.
Anche qualcuno che di diavolo se ne intende davvero, Papa Francesco, lo cita di frequente. Da buon gesuita, non è una sorpresa, dato che la formazione spirituale nella Compagnia di Gesù passa dagli “esercizi spirituali” scritti nel millecinquecento dal fondatore, sant’Ignazio di Loyola, che insistono sulla lotta spirituale che avviene nel cuore di ogni uomo tra Dio e il “Signore del mondo”, il “Nemico”, il diavolo insomma. Ma è notevole che Jorge Mario Bergoglio sia tornato sovente a parlare del diavolo di fronte al riemergere dello scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa di tutto il mondo, “tempi in cui – ha detto ad una messa mattutina nella cappella della sua residenza – sembra che il Grande Accusatore (il diavolo ndr.) si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi. Cerca di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo”. Durante il mese mariano di ottobre, poi, Francesco ha invitato i fedeli di tutto il mondo a pregare il rosario ogni giorno per “chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi”, preservare la Chiesa “dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla allo stesso tempo sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato e impegnata a combattere senza nessuna esitazione perché il male non prevalga”.
L’interpretazione degli eventi proposta da Jorge Mario Bergoglio è sottile: non ritiene che sia un male in sé – certo non opera del diavolo – che emergano gli abusi perpetrati nella Chiesa contro i minorenni, ma che c’è chi, dentro e fuori la Chiesa, approfitti di questa crisi per creare divisioni, attaccare, distruggere. E qui, sì, il Papa intravede un’azione diabolica: “Il diavolo – ha detto ad un’altra messa a Casa Santa Marta – non ha niente da fare con i peccatori pentiti, perché guardano Dio e dicono: ‘Signore sono peccatore, aiutami’. E il diavolo è impotente, ma è forte con gli ipocriti. E’ forte, e li usa per distruggere, distruggere la gente, distruggere la società, distruggere la Chiesa. Il cavallo di battaglia del diavolo è l’ipocrisia, perché lui è un bugiardo”. Di più il Papa non dice.
Si può solo ipotizzare a chi pensi questo Pontefice riformista che molti nemici nel corso del Pontificato si è fatto criticando il clericalismo, nella Chiesa, e, più in generale, il capitalismo, il razzismo e il disprezzo dei poveri, dell’ambiente e dei migranti…
Quanto alle opere d’arte, difficilmente il Papa argentino utilizzerà il linguaggio apocalittico. Quando Francesco ha spiegato perché aveva gradito il crocifisso ligneo su falce e martello che gli ha regalato il presidente boliviano Evo Morales, ispirato a un bozzetto del gesuita Luis Espinal – in una epoca ecclesiale passata, ma non remota, si sarebbe detto blasfemo, se non diabolico – ha ricordato, per analogia, l’opera di uno scultore argentino, “un Cristo crocifisso che era su un bombardiere che veniva giù”, “una critica del cristianesimo che è alleato con l’imperialismo”. Era “arte di protesta” e come tale andava interpretata. Senza scomodare il diavolo.