(da Fidelity News) – Ci pensano i social a soffiare aria sul fuoco, in un clima già rovente sul fronte dei diritti civili e a scuotere il torpore della politica sul fronte del DDL Zan. Malgrado la procrastinazione a oltranza del disegno di legge sull’omofobia, la lesbofobia e la transfobia (sparito dal calendario dei lavori del Senato fino a settembre e di fatto bloccato da oltre 1000 emendamenti provenienti da Lega, FDI, Italia Viva, Forza Italia e Udc), due nuovi casi di violenza irrompono nella cronaca nazionale. Se per la politica la discussione circa l’estensione della legge Mancino (che prevede la detenzione o multe fino a 6000 euro per i reati di discriminazione, d’istigazione e/o di violenza effettiva per motivi razziali, etnici e religiosi) ai crimini d’odio fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità, sembra un evitabile grattacapo rovina-vacanze, la realtà si fa incalzante. Solo negli ultimi giorni sono stati due gli attacchi rivolti a coppie gay, diffusi tramite le piattaforme social.
Il primo, accaduto qualche giorno fa sulla spiaggia di Miseno, a Bacoli, in provincia di Napoli, ha visto protagoniste due ragazze che, colpevoli di essersi scambiate un bacio in acqua, sono state minacciate e ingiuriate da una famiglia di bagnanti. Un uomo anziano avrebbe dapprima chiesto loro di allontanarsi, poichè, a suo dire, le loro effusioni avrebbero turbato la nipote; poi, al loro rifiuto, avrebbe reagito con minacce che sarebbero sfociate in vera e propria violenza, arrivando a colpire con l’asta di un ombrellone un ragazzo accorso in loro aiuto. La moglie dell’aggressore, nel frattempo, dopo aver ripetutamente offeso le due ragazze, ne avrebbe colpito una, schiaffeggiandole il braccio. Il secondo fatto, anch’esso avvenuto nella provincia di Napoli, questa volta ad Arzano, e riportato dall’Arcigay Napoli, ha visto vittime una coppia di giovani di 21 e 23 anni. Le due ragazze, dopo essersi scambiate un bacio nella loro auto, sarebbero state raggiunte da un uomo che ne avrebbe colpito una con degli schiaffi, minacciandola di dare fuoco all’autovettura, qualora le due si fossero ripresentate sul luogo.
Sembrerebbe dunque un argomento improrogabile, quello della riflessione sui crimini d’odio che ancora non prevedono delle specifiche aggravanti, come invece quelli legati all’etnia, alla religione, alla lingua e alle convinzioni personali. D’altronde, la maggior parte degli Stati europei, negli ultimi anni, ha riconosciuto nei propri ordinamenti il reato di discriminazione legato all’orientamento sessuale e/o l’aggravante del movente omofobo. La stessa commissione Giustizia dell’Unione Europea chiede a gran voce che i Paesi membri elaborino strategie di tutela avanzate in difesa della comunità Lgbt. Solo l’Italia resta indietro, e anche il Pd, pur rimanendo tra i principali promotori del disegno di legge, ora frena, lacerato al suo interno.
Uno dei maggiori nodi della questione è dato dalla presunta incostituzionalità del testo del DDL, che, secondo FDI, negherebbe il diritto di espressione sancito dalla Costituzione (poiché perseguirebbe chiunque manifesti la sua contrarietà in materia di omosessualità o transessualità).  Ciò non trova però riscontro nel disegno di legge, che, al contrario, punirebbe solo l’istigazione all’odio, ovvero la reale potenzialità di un discorso di determinare comportamenti discriminatori.  Un altro problema è rappresentato dal concetto di identità di genere, che niente avrebbe a che fare con il sesso biologico, ma con l’identificazione del tutto soggettiva di un individuo verso un genere o l’altro; un aspetto che prescinde anche da qualsiasi percorso di transizione e che per qualcuno porterebbe a una società completamente gender fluid e alla cancellazione del concetto di sesso biologico. Alcuni arrivano a ergersi a difensori dello sport femminile, paventando il rischio che atleti transgender possano competere con le donne, riuscendo a primeggiare, grazie alla maggiore forza fisica.
Ciò che è certo è che ora l’approvazione del DDL è più a rischio che mai, e che, anche le parti politiche raggiungessero un accordo, ciò avverrebbe e a costo di gravi alterazioni del testo originario.