(da Il Resto del Carlino Ravenna) – Sarebbe meglio evitare la retorica dei ‘bei tempi andati’. Di sicuro all’origine della riorganizzazione messa a punto dall’arcivescovo Ghizzoni, peraltro in atto già da qualche anno, c’è la crisi delle vocazioni e quindi l’avanzare dell’età dei sacerdoti, ma c’è anche una minore affluenza alle funzioni e una diminuzione delle nascite. La società cambia e assieme a lei le abitudini delle persone. Basta pensare al rapporto che abbiamo noi oggi con il tempo libero, rispetto a quello che avevano i nostri genitori e i nostri nonni. Quello che lei chiama accorpamento delle parrocchie, in particolare per quel che riguarda il centro storico, è in realtà un processo avviato già da diversi anni al quale i parrocchiani si sono adeguati senza particolari difficoltà, e che tra l’altro eviterà la chiusura definitiva di alcune chiese i cui parroci sono morti o si sono ritirati. C’è poi la questione di alcuni edifici religiosi con valenza artistica che, come è stato annunciato, saranno gestiti direttamente dalla Diocesi e inseriti nel circuito dei siti dell’Opera di Religione, così da poter essere visitati anche dai turisti. I cambiamenti non sono sempre negativi, cambiare significa anche essere capaci di stare al passo coi tempi e di saper affrontare le difficoltà in chiave positiva. Pensare alle chiese sempre aperte di un tempo è come dire che una volta si poteva lasciare la chiave nella toppa della porta di casa, ma alla fine è solo retorica.