(Annamaria Crasti di Valtellina News) – Era l’epoca in cui, in Istria, il clero veniva gravemente minacciato. Gli anni in cui Monsignor Radossi, vescovo di Parenzo e Pola lasciava l’Istria, in cui Monsignor Santin, vescovo di Trieste, veniva aggredito selvaggiamente a Capodistria e l’Arcivescovo di Zagabria Stepinac veniva imprigionato.
Era il periodo in cui un giovane prete nato in un piccolo villaggio della parrocchia di Sanvicenti-Istria- nel Maggio 1920, serenamente parlava di martirio Essere sacerdote vuol dire essere martire.
In quegli anni il comunismo jugoslavo, e non solo jugoslavo, perseguitava il clero istriano, sia italiano che croato, e lo faceva pesantemente, anche uccidendo. Don Bulešić aveva studiato nel Seminario di Capodistria, era stato mandato a completare gli studi a Roma, dal 1939 al 1943, alla Pontificia Università Gregoriana centro del cristianesimo e patria di tanti martiri. Tra la commozione dei suoi compaesani e il pianto dei suoi genitori era stato ordinato sacerdote a Sanvicenti, scegliendo come motto Venga il tuo regno. Sia fatta la tua volontà.
Era stato parroco in piccoli paesi,  Baderna e Canfanaro, quasi subito, aveva ricevuto gravi minacce tanto da essere consigliato di rifugiarsi in Italia. Ma don Bulešić non temeva la morte, neppure quando era divenuto superiore al Seminario di Pisino; anzi, proprio qui, nel cuore dell’Istria, si era impegnato con forza nel difendere la libertà della religione e della Chiesa dai soprusi del comunismo, divenuto per entrambi il grande avversario dopo che, durante gli anni della guerra, il clero croato aveva sostenuto i partigiani titini.
Si muore solo una volta diceva e non esitava ad accompagnare per le Cresime, Monsignor Jakob Ukmar, sloveno, per tutti i paesini e cittadine istriani. Anche il 23 Agosto del 1947 don Miroslav lo accompagna a Pinguente, nonostante il giorno prima fosse stato  minacciato a Lanisce, ma è a Pinguente la furia omicida titina si accanisce contro di lui.
Dopo aver impartito la Cresima, con la Messa celebrata da Don Bulešić, in Chiesa fanno irruzione alcune persone armate. Il sacerdote, pallido, si frappone tra il Santissimo e gli aggressori, che arretrano. Giunti nella casa parrocchiale  aggrediscono don Bulešić nell’atrio   e lo pugnalano alla gola, ripetutamente. Monsignor Ukmar, picchiato selvaggiamente, è creduto morto in una pozza di sangue; sarà lui che testimonierà l’eroica difesa del Santissimo e la morte di don Miroslav.
Le autorità non avevano permesso che il suo corpo fosse sepolto a Sanvicenti: temevano la venerazione dei compaesani. Soltanto nel 1958 i suoi resti sono stati portati nel Cimitero della parrocchia che lo aveva visto crescere nella fede, forte e coraggioso.
Il 28 Settembre 2013, nella diocesi di Parenzo e Pola, presso l’Arena di Pola, si è svolta la cerimonia di beatificazione di don Miroslav Bulešić, prete buono e coraggioso, ucciso. In odium fidei quando aveva 27 anni.