Roma (Susanna Schimperna di Huff Post) – Roma, 26 luglio 1555. Per ordine di papa Paolo IV inizia la costruzione di un lungo muro intorno a un’area di poco più di un ettaro. L’opera, pagata dall’Università degli ebrei (sempre per ordine del papa), verrà ultimata il 3 ottobre.
Per impedire l’edificazione del muro, la comunità ebraica prova ad offrire 40 mila scudi, ma inutilmente: la bolla del 12 luglio Cum nimis absurdum aveva chiarito molto bene che non si trattava di un problema di denaro, ma di avversione assoluta: “Poiché è oltremodo assurdo e disdicevole che gli ebrei, che sono condannati per propria colpa alla schiavitù eterna (…) Noi, avendo appreso che nella nostra alma Urbe e in altre città, paesi e terre sottoposti alla Sacra Romana Chiesa, l’insolenza di questi ebrei è giunta a tal punto che si arrogano non solo di vivere in mezzo ai cristiani, ma anche in prossimità delle chiese senza alcuna distinzione nel vestire (…) assumono balie, donne di casa e altra servitù cristiana…”.
Nella bolla era ben anticipato tutto quello che sarebbe accaduto. Intanto, gli ebrei avrebbero dovuto essere rinchiusi di notte all’interno di quella recinzione, area malsana e soggetta a frequenti inondazioni del Tevere: nasceva il ghetto romano, come il “gheto” veneziano che già esisteva da quasi quarant’anni (nome probabilmente derivato da “getto”, fonderia, perché nella contrada in cui gli ebrei erano stati costretti a risiedere esisteva una fonderia; oppure dal termine ebraico che significa “separazione”).
Altre restrizioni: gli ebrei non avrebbero potuto possedere immobili e, nel caso ne avessero, se ne sarebbero dovuti disfare vendendoli (a basso prezzo) ai cristiani. Proibito anche avere balie e domestici cristiani, commerciare se non abiti usati e oggetti di scarso valore. Ripristinati, infine, i segni distintivi che risalivano al concilio Lateranense del 1215: berretto per gli uomini e scialle per le donne.
Paolo IV, ovvero Gian Piero Carafa, era stato responsabile dell’Inquisizione romana, e l’odio che mostrava per gli ebrei aveva origine teologica. La sua convinzione era che gli ebrei dovessero essere puniti perché responsabili della morte del Cristo, e che quindi certe misure fossero non solo necessarie, ma gradite al Signore.
Non furono soltanto gli ebrei il suo bersaglio. Sospettando della buonafede dei marrani, ebrei convertiti al cristianesimo (quasi sempre costretti), dopo poco dette loro la caccia innalzando roghi. Tanta la sua spietatezza, tanto grande il regime di terrore che aveva instaurato a Roma e in tutte le terre sotto il suo dominio, che la sua morte, il 18 agosto 1559, fu accolta con entusiasmo dal popolo tutto, che il giorno dopo decapitò la statua in Campidoglio che lo raffigurava.
Ormai però il ghetto esisteva. Ampliato successivamente da Sisto V fino a raggiungere i tre ettari, aperto ai tempi della Prima Repubblica Romana, richiuso col ritorno del nuovo papa Pio VII, ingrandito da Leone XII, abbattuto da Pio IX che fece demolire proprio il muro, che poi simbolicamente ripristinò tornando a imporre la segregazione dopo la caduta della Repubblica Romana del ’49… fu sempre sovrappopolato, fatiscente, pericolante. E, soprattutto, visibile e tragica testimonianza di ingiustizia e oppressione.
L’abolizione definitiva del ghetto di Roma si avrà solo dopo la breccia di Porta Pia e l’annessione della città al Regno d’Italia.