(Francesco Lommi di Il Giorno) – Sarebbe troppo semplice dire che per entrare nella storia della musica bastano un pianoforte, una penna e un foglio di carta ma, nei fatti, è quello che è servito esattamente cinquant’anni fa a John Lennon per comporre la sua “Imagine”, Il brano più iconico della carriera solista dell’ex Beatles. La rivista Rolling Stones la classifica come una delle tre canzoni migliori di tutti i tempi. Una valutazione con cui si può essere concordi o meno, ma quello che non si può discutere è l’impatto che questo brano ha avuto nel mondo, con un messaggio fortissimo di pace e uguaglianza. Anche se Lennon in più di un’occasione ha sostenuto che i concetti all’interno del brano si avvicinassero più a una sorta di Manifesto del Partito Comunista che a un inno alla pace: “ ‘Immagina non esistano più religioni, nazioni o politici’ è virtualmente il manifesto del Partito Comunista, anche se io non sono comunista e non appartengo a nessun movimento politico”. Una società laica, in cui il materialismo, utilitarismo e edonismo non trovano spazio. Lennon arrivò addirittura a definirla: “Antireligiosa, antinazionalista, anticonvenzionale, anticapitalista. Viene accettata solo perché è coperta di zucchero”.

Le ispirazioni
Da quanto raccontato da John e Yoko in svariate interviste e documentato nel film, il testo del brano è segnato da diverse influenze: in primis le poesie di Yoko Ono raccolte nel libro “Grapefruit”, in particolare quella intitolata Cloud Piece, un pezzo di nuvola, che recita: “Imagine the clouds dropping, dig a hole in your garden to put them in” (Immagina le nuvole gocciolanti, scava un buco nel tuo giardino per raccoglierle). Inoltre l’ex “Fab Four” ha raccontato come un ruolo fondamentale nella scrittura del testo e dei concetti alla base di questo l’abbia ricoperto un libro di preghiere cristiane regalategli dal comico e attivista per i diritti civili Dick Gregory: “Il concetto alla base è quello di preghiera positiva. Se puoi “immaginare” (imagine) un mondo in pace, senza discriminazioni dettate dalla religione, non senza religione, ma senza quell’atteggiamento ‘il mio Dio è più grande del tuo’, significa che può davvero esistere” spiega Lennon. Poi il curioso aneddoto: “Una volta il Consiglio ecumenico delle Chiese mi chiamò e mi chiese ‘possiamo usare il testo di Imagine e cambiarlo semplicemente in “imagine one religione” (immagina una sola religione) invece di “imagine no religion”? Ciò mi dimostrò che non avevano capito nulla della canzone: la modifica avrebbe affossato l’intero scopo della canzone, l’intera idea alla base.

Il messaggio del brano
La canzone fu interpretata anche in senso diametralmente opposto, quasi come un inno all’ateismo, fraintendendone le intenzioni: quello che Lennon voleva trasmettere è che prima di poter vivere in un mondo perfetto, dobbiamo avere in mente come debba essere. Per questo l’artista chiedeva ai suoi ascoltatori di immaginare un mondo migliore, perché solo avendolo chiaro in testa si può provare a realizzarlo: “Prima di tutto bisogna pensare a volare, poi si vola. Concepire l’idea è la prima mossa” spiegò John nel 1980, poco prima di essere ucciso. Il messaggio che Lennon sperava di trasmettere risuona ancora oggi di grande attualità: siamo un paese solo, un mondo, un popolo. Un concetto che in molti non hanno ancora recepito, ma c’è sempre tempo per immaginare un futuro migliore.