(da Umbria Domani) – Con l’icastica rappresentazione dell’incendio della Cattedrale parigina di Notre-Dame Andrea Riccardi introduce le sue riflessioni sulla crisi della Chiesa cattolica, e non solo, nel suo ultimo libro, pubblicato recentemente da La Terza, “La Chiesa brucia. Crisi e futuro del cristianesimo”. Per Riccardi questa crisi è dentro la crisi della società. “La Cattedrale di Notre-Dame che brucia – scrive – evoca la crisi della Chiesa prima di tutto, ma a ben guardare della società intera”. Il mondo globalizzato e i conflitti che ne derivano impongono ripensamenti a tutti e in primo luogo alla Chiesa, ma con un avvertimento del Cardinal Martini, che Riccardi fa proprio, ” la perennità è assicurata alla Chiesa, non alle chiese; le singole chiese sono corresponsabili del loro futuro, la loro sopravvivenza è legata alla risposta”. Per questo le pagine dello storico Riccardi, che pur non dimentica di esaminare tutti gli aspetti di quello che appare un declino, dalla diminuzione dei cattolici praticanti, dalla diminuzione dei sacerdoti, alle correnti di contrarietà al papato di Francesco che serpeggiano nel corpo della Chiesa, alla scarsa presa che sembra avere sul rinnovamento della Chiesa il verbo dell’evangelizzazione. Ma con l’avvertenza che anche se ” l’età del declino è stata quella della evangelizzazione, non che questa sia stata la causa del declino”. Occorre infatti il “recupero della memoria e della storia nel processo di evangelizzazione”. Anche la pandemia ha contributo ad acuire questa crisi. La sospensione delle cerimonie liturgiche per un “interdetto” governativo ha fatto sì che ” la Chiesa non si è ripresa dall’interdetto dello Stato: è rimasta silenziosa”. Questo spiega anche la necessità per Riccardi che la Chiesa possa vivere pienamente la celebrazione dell’Eucarestia, in parte limitata anche dalla scarsità di preti. Ma pur in questo apparente declino non mancano i segni di speranza. Permane al fondo della società contemporanea una pietas cristiana, un’attenzione alla dimensione spirituale dell’esistenza, su cui coltivare la speranza. ” L’anticristianesimo è sfumato: non per questo si è convertito al cristianesimo, ma ha lasciato spazi allo spirito”. Per questo le conclusioni di Riccardi sono affidate alla speranza, perché  ” la via, che può sembrare una non soluzione, è vivere evangelicamente nella crisi”. Del resto ” il cristianesimo, più che un’istituzione da conservare il più possibile, è una realtà del nostro futuro”.