omosessualismoAndrea Sandri (da www.sanpiox.it) – C’é una verità di fede che è contenuta nelle Sacre Scritture, fissata dal Credo, ribadita dal Catechismo e spiegata da tutti i Padri e i Dottori della Chiesa. Tale verità – che il mondo è stato creato dal Verbo secondo l’essenza di Dio o lex aeterna e che l’uomo conosce l’immutabile ordine creato tramite la propria ragione (STh I-II, q. 93) – è stata aggredita in molte occasioni durante la storia, ma forse mai come nell’ora presente. Assistiamo, infatti, a un inaudito tentativo di sostituire la creazione con la fattibilità tecnica e di realizzare, tramite questa sostituzione, il progetto di un mondo definitivamente sottratto al governo di Dio. È, in fondo, questo il traguardo ultimo del lungo processo rivoluzionario che caratterizza il mondo moderno. Un capitolo chiave e particolarmente preoccupante di questi svolgimenti attuali e risalenti, l’omosessualismo in quanto ideologia mirante a negare il perno stesso della creazione e della continuazione del creato: “maschio e femmina li creò” (Gen 1, 27), è stato oggetto di un interessante convegno organizzato dalla Fraternità Sacerdotale San Pio X e tenutosi a Seregno l’11 giugno 2014. All’evento, che ha riscosso l’interesse di un pubblico numeroso e attento, hanno partecipato il redattore della rivista “Notizie Pro Vita” Alessandro Fiore e il Professor Matteo D’Amico. Moderatore efficace è stato don Ludovico Sentagne. Nel titolo opportunamente dato al convegno, “L’omosessualismo all’assalto della civiltà cristiana”, era ben riassunto il senso dei due interventi che hanno introdotto nei meandri inquietanti di un’ideologia che, ben più che affermare la normalità di una condizione oggettivamente disordinata, si spinge a valorizzarne la dimensione sociale. Proprio sulla novità di questo aspetto si è soffermato Alessandro Fiore che ha dimostrato con chiarezza come, scindendo l’ “identità di genere” – si parla infatti di Gender Theory – dall’individuazione biologica del sesso e facendo della prima una mera condizione psicologica o culturale -, la nuova ideologia da un canto frammenta la condizione umana in tante possibilità quanti sono gli stati di coscienza (dall’eterosessualità fino all’estremo dell’asessualità o della “sessualità fluida”) e, dall’altro, riconduce a tali stati di coscienza altrettante posizioni soggettive che pretendono di essere tutelate dagli ordinamenti. Di qui l’esame dei primi progetti normativi di tutela dei “diritti di genere”, dei programmi che, elaborati da alcune “agenzie” internazionali, prendono forma a vari livelli (ONU, OMS, UE) fino a sollecitare i legislatori nazionali. Il progetto di legge Scalfarotto sull'”omofobia” deve essere inquadrato nell’ambito di queste strategie. Alla sostanza di questo terribile attacco rivolto contro l’uomo e l’ordine creato ha dedicato alcune fondamentali riflessioni il Professor d’Amico. L’ottimo apologeta della nostra Religione e dell’ordine naturale ha infatti dimostrato che l’omosessualismo e la Gender Theory sono espressione di un pensiero più profondo che attinge ai mai estinti bassifondi della gnosi la quale ha sempre perversamente ritenuto l’ordine creato una degenerazione e un errore. In particolare questa negazione riguarda oggi la famiglia e prende di mira l’infanzia e la gioventù fatte oggetto precoce della applicazione della Gender Theory: la legislazione omosessualista affida sempre più alla scuola (pubblica) l’ “educazione sentimentale” dei bambini e dei giovani che devono essere lasciati liberi di trovare all’interno della gamma delle possibilità della coscienza il proprio genere. Si tratta di uno snodo fondamentale e di portata filosofica, giacché – come ha osservato D’Amico – l’educazione dei figli appartiene originariamente ai padri e questi, quando ve ne sia la necessità, possono soltanto delegarla ad altre istanze come la scuola. In un tempo in cui la pubblica istruzione e l’istruzione privata riconosciuta e paritaria sono costrette o semplicemente optano per progetti educativi destinati a distruggere le anime e i corpi, si crea un dissidio tra il dovere naturale e cristiano dei padri di educare e difendere i figli e la pretesa statale di formarli secondo l’ “etica civile”. La “scuola paterna”, la scuola organizzata dai padri che l’ordinamento giuridico italiano ancora non vieta, diventa allora un’efficace forma di resistenza alla rivoluzione in atto. In questo senso la relazione di D’Amico si è conclusa con un appassionato appello ai padri a essere tali, a riprendersi ciò che per natura loro appartiene, a far sì che i figli diventino a loro volta padri e madri, perché – così è sembrato alla fine di comprendere – i padri, e non gli stati, sono i legittimi eredi della terra.