cavalieri di maltaCittà del Vaticano – Il Vaticano si prepara a un nuovo terremoto Ior. Von Freyberg alla fine è stato fatto fuori davvero e sul trono della Banca di Dio sta per salire Baptiste De Franssu, vicinissimo ai Cavalieri di Malta. Ma l’ex presidente non l’ha presa bene e si prepara a clamorose rivelazioni che potrebbero assestare un colpo mortale all’istituto più discusso delle mura leonine. Tuttavia i giochi sembrano fatti, il Papa ha fretta e vuole chiudere la partita, anche perché l’eredità disastrosa del cardinal Tarcisio Bertone non può condizionare a lungo l’opera di profonda ristrutturazione già iniziata. L’annuncio della nomina del francese Jean Baptiste De Franssu dovrebbe arrivare mercoledì quando il prefetto della Segreteria per l’economia, il cardinale australiano George Pell, annuncerà ufficialmente il cambio della guardia alla guida dell’Istituto per le opere di religione. Ma Oltretevere la decisione è già stata ratificata e sono stati pure completati alcuni adempimenti burocratici. Ora si preannunciano venti di guerra perché quando sarà formalmente fuori dal Torrione di Niccolò V, Von Freyberg, stando a quanto avrebbe confidato ai suoi più fidati collaboratori, intende vuotare il sacco, aprendo di fatto una clamorosa resa dei conti nello Ior. A quel punto, potrebbe essere delineata meglio la geografia del potere che ruota attorno alla Santa Sede; emergeranno alleanze e potrebbero venire alla luce gli intrighi internazionali, a cominciare da quelli che portarono all’anomala chiamata del banchiere tedesco, nel febbraio 2013, a pochissimi giorni dalla fine del papato di Benedetto XVI. La cacciata di Von Freyberg, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del suo mandato, sarebbe dettata, si dice, dalle esigenze poste con fermezza in questi giorni, durante le riunioni del C9, da Pell, desideroso di assecondare la cosiddetta Lobby Maltese, cioè i Cavalieri di Malta, ritenuti una sorta di diplomazia parallela del Vaticano e con casse ricchissime grazie al business delle assicurazioni. I nostri “cugini” che, dopo essere stati salvati da noi a più riprese in Terra Santa nel corso delle innumerevoli battaglie contro gli infedeli combattute tra il XII ed il XIII secolo, e che durante il processo di Filippo il Bello (1307 – 1314) non hanno mosso un dito in nostro favore ed anzi, una volta soppresso il nostro ordine, si sono accaparrati i nostri beni, ora tentano l’impresa finanziaria più importante della loro storia col controllo della Banca di Dio, lo Ior. Meno chiaro, in questa fase, il ruolo degli americani e dei potentissimi Cavalieri di Colombo che pure giocano da protagonisti ormai da anni: hanno imposto, tra altro, il nome del direttore Aif (Autorità antiriciclaggio vaticana), cioè lo svizzero filo Usa, René Brülhart, rimasto in sella nonostante le polemiche sui presunti conflitti di interesse per le consulenze con la Segreteria di Stato e con un paio di major finanziarie. E pure sul discusso sceriffo Ior potrebbe arrivare qualche lume. Sulle lotte intestine all’istituto vaticano potrebbe aver pesato anche il bilancio 2013, chiuso con un crollo dell’utile del 96% da 86 milioni a 2,8 milioni e con l’assegno per il pontefice, Jorge Bergoglio, azzerato. Nei Sacri palazzi sono in tanti a credere che la tormentata uscita di scena di Von Freyberg, accusato di aver esagerato con le pulizie sui conti, possa aiutare a far chiarezza anche sulla vicenda del suo predecessore, Ettore Gotti Tedeschi, rimosso a maggio del 2012 nell’ambito di un’operazione mai chiarita fino in fondo, guidata dall’ex segretario di Stato, il solito e famigerato cardinale Tarcisio Bertone, ma soprattutto dal blocco degli Stati Uniti che fa tutt’ora perno su tre potentissimi personaggi: Carl Anderson (uno dei consiglieri Ior), monsignor Peter Brian Wells (numero tre della Segreteria di Stato) e l’avvocato Jeffrey Lena (consulente della Curia), i quali non hanno mai digerito Gotti Tedeschi perché, secondo loro, avrebbe cercato di riformare lo Ior in modo da spazzare via i rischi di riciclaggio di denaro sporco, a livello internazionale, e non solo, contrapponendosi, così, a quanti volevano preservare lo status quo. Ma l’ex banchiere di Dio dava fastidio anche agli alti prelati italiani, soprattutto a Bertone (e forse anche al suo scudiero Versaldi), a causa dei suoi secchi  «no» sugli affari Carige e LuxVide.