(Vittorio Macioce di Il Giornale) – Non esiste una ricetta sicura contro il Sars Cov 2. È così che si chiama il virus. Sars come quello del 2002, quando il mondo sfiorò una prima pandemia. Non esiste perché ogni scelta ha un costo. C’è un prezzo da pagare. C’è il rischio, l’incertezza, l’azzardo, la sorte. La politica da tempo ha parecchia paura di giocare a dadi. È un aspetto che terrorizza chi governa. Il motivo non è perché improvvisamente il potere è diventato più saggio. Semmai è il contrario. È più infantile. Non ama assumersi responsabilità. Non decide, perché se poi le cose vanno male teme l’indice puntato dell’opinione pubblica e il crollo dei consensi. È per questo che in genere ci si muove in una zona di conforto, delegando l’ultima parola ai tecnici, agli esperti, alla dottrina metafisica della scienza. Solo che la scienza non è, per fortuna, una religione e i virologi non sono sacerdoti. Gli scienziati non sono neppure politici ed è ambiguo lasciare a loro la gestione «politica» della crisi sanitaria, sociale e economica che stiamo vivendo. Gli scienziati devono avere un ruolo, ma non tocca a loro governare. Se questo accade si rinnega la democrazia. È una resa. Tutto questo discorso serve a spiegare quello che sta facendo Boris Johnson in Gran Bretagna. I contagi sono arrivati a sfiorare i 30mila casi al giorno. È l’effetto della variante Delta. È più contagiosa e a quanto pare se ne frega dei raggi del sole. Si sta arrivando ai livelli di gennaio. Il premier anglosassone ha però deciso di non chiudere tutto. Non usa l’arma del lockdown e scommette sulla forza dei vaccini: due terzi della popolazione adulta è completamente immunizzata e l’85 per cento ha ricevuto almeno una dose. Non si muove completamente al buio. È in qualche modo rassicurato dal numero dei ricoveri, 1.900 persone mentre a gennaio erano 40mila, e su quello dei morti, una decina. La scelta è puntare all’immunità di gregge. Lascia che il virus contagi i giovani e faccia il suo corso. È folle? No. È recidivo? Forse. È una strategia che ha provato a usare all’inizio della pandemia e non ha funzionato. Le condizioni adesso non sono quelle di allora. Il vaccino fa la differenza. Questo non significa che non ci sono rischi. Sono molto più bassi della polmonite. Boris Johnson sta facendo una scelta. È la responsabilità di governo. Mario Draghi, quando decise di riaprire l’Italia, parlò di «rischio ragionato». È una definizione che può valere anche per Londra. Non conosciamo il prezzo di questo azzardo. Potrebbe essere un nuovo fallimento. Non è però una politica irrazionale o irresponsabile. Johnson soppesa, sceglie e si assume la responsabilità di quello che fa. È interessante seguire il suo ragionamento. Lo Stato non può limitare o sospendere le libertà inalienabili all’infinito. Non può farlo perché crollerebbe la civiltà liberal-democratica. L’emergenza non può essere perenne. C’è un momento in cui bisogna scommettere sul ritorno alla vita quotidiana. Per Boris è questo. È rischio e coraggio. Dov’è l’azzardo? C’è una zona buia che nessun calcolo può prevedere. È la roulette dei contagi. Cosa accade al virus, come muta, sulla giostra dei grandi numeri? È lì che ci si gioca il destino. La sicurezza assoluta resta un’utopia.