de_molayIl Sovrano Militare Ordine del Tempio – Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone, commemora oggi, 18 marzo 2015, il 701° anniversario del martirio del 22° Maestro Generale Jacques de Molay (1244 – 1314) arso vivo a Parigi per opera del re di Francia Filippo il Bello e del suo complice Bertrand de Got, alias papa Clemente V. De Molay e i templari furono accusati ingiustamente in forza di confessioni estorte con la tortura e l’Ordine, che noi abbiamo rifondato nel 2006, fu soppresso dal Papa per motivi esclusivamente politici ed economici. Jacques de Molay fu Maestro Generale del Sovrano Militare Ordine del Tempio dal 1292 al 1314. Proveniente da una famiglia della piccola nobiltà della Borgogna, entrò nell’Ordine nel 1265 ad appena vent’anni d’età. Fu in Terrasanta nel 1270 e si presume che abbia partecipato alla difesa di San Giovanni d’Acri. Divenne Maestro Generale immediatamente dopo la morte di Tebaldo Gaudini (Thibaud de Gaudin). Si affrettò a riordinare le strutture organizzative del Tempio nei territori mediorientali e pose provvisoriamente la sede magistrale dell’Ordine nell’isola di Cipro. Nella primavera del 1293 si recò in Europa per rinnovare l’impegno dell’Ordine nelle relazioni internazionali. In questa veste fu alla corte di re Edoardo I d’Inghilterra, di Giacomo II d’Aragona e di papa Bonifacio VIII. Tornato a Cipro per appianare alcune nuove controversie sopravvenute con il locale sovrano, si adoperò per rendere fattibile un’alleanza provvisoria tra la cristianità cipriota e i popoli mongoli contro i musulmani mamelucchi. Il progetto fallì dopo la perdita dell’isola di Rouad e ripetute sconfitte nei territori della cosiddetta Piccola Armenia. De Molay portò la sede magistrale dell’Ordine a Parigi alla fine del 1298. Nel 1305 rifiutò di aderire al progetto, voluto dal re di Francia Filippo il Bello, di unificazione degli ordini religiosi militari, ma il suo rifiuto avrà pesantissime conseguenze per l’avvenire dell’Ordine Templare. Il 14 ottobre del 1307 fu arrestato dalla gendarmeria del monarca francese insieme ad altri dignitari e cavalieri presenti nella casa madre dell’Ordine a Parigi con l’accusa di alto tradimento, apostasia, idolatria, magia demoniaca e sodomia. Dopo aver confessato, sotto tremende e ripetute torture, fatti mai commessi e colpe mai avute, dopo aver passato sette anni di prigionia tra inimmaginabili sofferenze, finì per ricusare pubblicamente a Chinon, davanti ad una commissione pontificia, le proprie ammissioni di colpevolezza, unitamente ad altri cavalieri che ritrattarono le loro precedenti confessioni estorte con la tortura. Per questo fu condannato a morte dal re di Francia come relapso e, il 18 marzo del 1314 all’ora del vespro, di fronte alla folla atterrita, fu arso vivo su l’Ile des Juifs della Senna, non lontano dalla Cattedrale di Notre Dame di Parigi. Alla fine di questo tremendo spettacolo, i resti bruciati del suo corpo e le ceneri furono raccolte dalla folla e conservate come reliquie.
A distanza di sette secoli non abbiamo ancora ricevuto le scuse della Chiesa, che invece si è scusata con altre comunità per i crimini che i suoi preti, i suoi vescovi e i suoi papi hanno commesso impunemente nei secoli della sua storia. Abbiamo fede perché prima o poi le scuse, questa Chiesa, le dovrà fare anche a noi se vuole salvarsi.
Non Nobis Domine non Nobis sed Nomini Tuo da Gloriam.
La segreteria Generale