Gesù bisSicuramente non ha fatto piacere agli atei professi dell’UAAR e a quelli del CICAP il sapere che una equipe di studiosi dell’Enea con un ricerca di 5 anni abbia dimostrato che la Sindone non è un falso e che è possibile ottenere l’immagine irraggiando il lino con la radiazione ultravioletta di laser ad eccimeri della potenza totale di 34 mila miliardi di watt. Infatti gli atei dell’Uaar scrivono nel loro sito in un articolo del 29 dicembre 2011: “Uno studio realizzato da alcuni tecnici dell’ENEA (ente di ricerca pubblico) ha recentemente cercato di rimettere in discussione che la Sindone si tratti di un falso medievale, una circostanza supportata da evidenze storiche, artistiche e chimiche, nonché dalla datazione al radiocarbonio”. Traspare un po’ di malcelata rabbia: infatti quelli che sarebbero stati scienziati se avessero detto cose con cui loro erano d’accordo adesso sono solo tecnici e inoltre l’Enea è definito tra parentesi “ente di ricerca pubblico”’ quasi a dire che, essendo pubblico, potrebbe occuparsi d’altro o dire cose diverse perché spende soldi anche degli atei. Ma dove traspare molta superficialità quando scrivono che “hanno cercato di rimettere in discussione che la Sindone si tratti di un falso medioevale”. Danno ormai per assodato quello che assodato non è,  e  cioè  ‘che la Sindone sia un falso medioevale,”‘circostanza supportata da evidenze storiche, artistiche e chimiche” mentre è ormai noto a chiunque conosca i risultati pubblicati dagli studiosi della Sindone che  è vero il contrario e cioè le evidenze storiche, artistiche e chimiche, oltre che anatomo – patologiche, biologiche,  pollinologiche, matematiche, informatiche, ecc., danno come certo il fatto che la Sindone sia in realtà del periodo di Gesù Cristo, mentre sono rimaste le dubbie analisi al radiocarbonio del 1989 che hanno datato il telo come risalente al  periodo medioevale. Gli eterni scettici del Cicap ora sembrano essere all’angolo anche perché trovano di meglio da fare che  riportare il giudizio di uno degli autori della ricerca a radiocarbonio Christopher Ramsey che avrebbe affermato: ”nella scienza archeologica, l’essere capaci di riprodurre qualcosa non significa che questa è stata la tecnica utilizzata” mostrando così di aver scoperto l’acqua calda. In pratica Ramsey dice che se fosse stata riprodotta l’orma sindonica con un laser ad eccimeri non è detto che sia stato usato quel mezzo per farla. Quindi essendo nel medioevo ancora sconosciuto il laser ad eccimeri la sindone non può essere opera di uomo. A meno che non sia intervenuto un extraterrestre, la sindone è opera di Dio, a meno che quelli del Cicap, gli scettici blu, non arrivino a dire che Dio è in effetti un extraterrestre! Ma non è finita perché insieme al CICAP, l’UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) altra associazione di scettici blu, riporta anche l’opinione del dottor Luigi Garlaschelli, chimico, noto  perché avrebbe ottenuto un modo chimico per riprodurre la Sindone (essenzialmente per colorazione con pigmenti ocra e invecchiamento in un forno a 250 gradi). È stato già ampiamente scritto su come sia stata facilmente smontata la tesi sballata del dottor Garlaschelli. Ma è bene leggere la parte della relazione degli studiosi dell’ENEA che ci interessa: “L’ultima analisi sperimentale in situ delle proprietà fisiche e chimiche dell’immagine corporea della Sindone fu effettuata nel lontano 1978 da un gruppo di 31 scienziati sotto l’egida dello Shroud of Turin Research Project, Inc. (STURP). Gli scienziati utilizzarono strumentazione all’avanguardia per l’epoca, messa a disposizione da diverse ditte produttrici per un valore commerciale di due milioni e mezzo di dollari, ed effettuarono numerose misure non distruttive di spettroscopia infrarossa, visibile e ultravioletta, di fluorescenza a raggi X, di termografia e pirolisi, di spettrometria di massa, di analisi Micro-Raman, fotografia in trasmissione, microscopia, prelievo di fibrille e test microchimici. Le analisi effettuate sul telo sindonico non trovarono quantità significative di pigmenti (coloranti, vernici) né tracce di disegni. Sulla base dei risultati delle decine di misure effettuate, i ricercatori STURP conclusero che l’immagine corporea non è dipinta, né stampata, né ottenuta tramite riscaldamento. Inoltre, la colorazione dell’immagine risiede nella parte più esterna e superficiale delle fibrille che costituiscono i fili del tessuto di lino, e misure effettuate recentemente su frammenti di telo sindonico dimostrano che lo spessore di colorazione è estremamente sottile, pari a circa 200 nm = 200 miliardesimi di metro, ovvero un quinto di millesimo di millimetro, corrispondente allo spessore della cosiddetta parete cellulare primaria della singola fibrilla di lino. Ricordiamo che un singolo filo di lino è formato da circa 200 fibrille”.
E ancora: “In questo lavoro abbiamo riassunto brevemente lo stato dell’arte delle conoscenze sull’immagine sindonica e spiegato i motivi dell’estrema difficoltà nel riprodurre un’immagine aventi le stesse caratteristiche fisiche e chimiche, con la conseguenza che ad oggi la scienza non è ancora in grado di spiegare come si sia formata l’immagine corporea sulla Sindone. Alla luce di queste elevate difficoltà tecnologiche e scientifiche, l’ipotesi di un falsario medioevale non sembra ragionevole”.