(da agensir) – “Da Paese evangelizzato cinque secoli fa, le Filippine sono ora forse il più grande Paese evangelizzatore. Sono circa dieci milioni i filippini sparsi nel mondo, come lavoratori nei diversi ambiti. Sono dieci milioni di missionari che, con la loro presenza, portano lo stile di Cristo nel mondo, spesso laddove Gesù non è ancora conosciuto, anche nei nostri Paesi vicini, come i Paesi del Golfo”. A ricordarlo è stato ieri, al santuario del Getsemani a Gerusalemme, il patriarca latino della Città Santa, Pierbaattista Pizzaballa, celebrando una messa per i 500 anni di cristianesimo nelle Filippine. “La storia delle Filippine è la storia dello sforzo missionario della Chiesa di maggior successo in Asia” ha aggiunto il patriarca rivolgendosi ai tanti fedeli filippini presenti. Uno sforzo visibile anche “qui in Terra Santa, in Israele, dove tutti voi svolgete il vostro servizio, che tutti sappiamo essere non sempre facile e apprezzato. Eppure, è noto a tutti come la vostra fede semplice e profonda, radicata e convinta, susciti stupore e interesse, domande e curiosità. Una presenza preziosa la vostra, non solo perché con il vostro stile di vita portate Gesù nelle case di decine di migliaia di famiglie, ma anche perché il vostro amore a Gesù e alla Chiesa riempie le nostre Chiese e risveglia anche la fede a volte un po’ tiepida delle nostre comunità. Le parrocchie e le chiese sparse nel nostro territorio della nostra diocesi, in Israele, a Cipro o in Giordania, sono diventate la vostra seconda casa, la vostra presenza è diventata parte integrante della vita della nostra Chiesa, siete parte costitutiva di questa Chiesa di Terra Santa, che vi ama e vi ringrazia per questa ondata di entusiasmo e di amore alla Chiesa che ci avete portato e di cui avevamo bisogno”. “Annuncio e tenerezza”, in queste due parole, per Pizzaballa, risiede lo stile della presenza filippina in Terra Santa: “Voi non fate proselitismo, ma, nonostante la fatica del vostro servizio, nonostante le umiliazioni e lo sfruttamento al quale siete non di rado sopposti, sapete comunque portare la gioia della fede in Gesù e l’annunciate con la vostra vita e con la preghiera libera e pubblica che vi contraddistingue. Grazie per essere qui nella nostra Chiesa testimonianza di fede gioiosa e sincera. Anche la tenerezza del vostro servizio, spesso dedicato alle persone più fragili nella società, è in sé un annuncio, soprattutto qui in questo nostro Paese diviso, spesso indurito nei sentimenti e nelle relazioni, che fa fatica a dare fiducia all’altro. La vostra tenerezza è gratuita, e scioglie molte paure”. Chiudendo l’omelia il patriarca ha voluto ricordare l’inizio del cammino sinodale che sarà aperto in Terra Santa alla fine di ottobre: “Cammino che non può essere completo senza il vostro prezioso contributo, senza che questa nostra Chiesa prenda coscienza delle novità e della ricchezza che ci avete portato, insieme alle fatiche e alle sofferenze di cui anche voi fate esperienza”.