(Massimo Pamio di Auralcrave) – Esiste un modo di misurare il grado di civiltà di una Nazione? Ai nostri giorni sembra che il criterio migliore sia quello che ne stimi la solidità del potere finanziario ed economico e la capacità di sostenere i numeri del PIL. Oggi possiamo affermare che i popoli più civili siano costituiti dal Cinese e dallo Statunitense, che si disputano il primato in silenzioso conflitto, progettando bombe sempre più sofisticate: l’un popolo all’insaputa dell’altro, ma domani?
Se già assistiamo a migrazioni di piccole masse che si formano spontaneamente e si compattano attorno a un’idea, a un’opinione, a un’azione comune da compiere grazie ai messaggi dei social, o di qualche influencer profeta o profetessa, cosa accadrà domani, quando circoleranno liberamente robot e ologrammi pronti a indicarci la via per l’Oxiana? Quale algoritmo riuscirà a indicarci lo sciame del popolo più civile, quello che ha maggior resistenza nello stare insieme?
In verità sono convinto che la civiltà si misuri dal grado di pace e di armonia raggiunto, dal rispetto che ciascun individuo esprime liberamente per ogni altro. Qualità che mi pare non sia stata nemmeno sfiorata, perché l’uomo non sembra capace di conseguire alcun progresso morale: resta un animale con poche idee ma confuse.
A tal proposito, mia moglie si interroga sul popolo più intelligente, ritenendo che sia quello che per delicatezza rinunci a tale prerogativa.