(da Vatican News) – Oggi il cardinale Comastri ripercorre le vicende di Paolo Takashi Nagai, medico giapponese, soprannominato “Santo di Urakami”. È sopravvissuto ai terribili bombardamenti sul Giappone, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel momento in cui l’ordigno atomico colpisce Nagasaki, il 9 Agosto del 1945, il dottor Takashi è a lavoro in ospedale. E viene, in parte, protetto dall’effetto devastante dell’esplosione poiché le pareti del laboratorio di radiologia, ove è impiegato, sono costruite in cemento armato. Malgrado le gravi ferite, si dedica incessantemente alla cura dei superstiti e si espone alle radiazioni atomiche che, più tardi, saranno causa di una grave leucemia. Infatti, il 30 Aprile 1951 si spegne stringendo la corona del Rosario tra le mani e testimoni riportano il tributo, di tutti, reso a quest’uomo esemplare.
Comastri ricorda il passato prima scintoista e poi ateo di quest’uomo. Sostenitore, tra l’altro, del materialismo si avvicina al cristianesimo durante il periodo dei suoi studi in medicina. Lo sguardo della madre che lo fissa negli occhi, pochi istanti prima di morire, è la pietra miliare nel suo percorso di conversione. Annoterà in seguito: “il suo sguardo mi diceva che lo spirito umano continua a vivere dopo la morte” e questa intuizione lo segna particolarmente nel profondo e lo porta, gradualmente, ad interrogarsi sulle questioni legate alla vita e alla morte. Si convince dell’immortalità dell’anima. Partecipa ad una Messa di Natale, sollecitato da una donna, che poi diventerà sua moglie, Midori Moriyama. I canti dei fedeli, la loro preghiera, lo convincono ulteriormente che la fede può essere una sorgente ove attingere serenità.