Syleth (Sumon Corraya di La Repubblica) – Un gruppo di musulmani e di indù ha “espropriato” con la forza un appezzamento di terreno appartenente a una chiesa e un cimitero cristiano per costruire un palazzo a più piani. Le autorità ecclesiastiche della zona hanno presentato una protesta formale alla competente Commissione anti-corruzione, presso la sezione distrettuale locale di Sylhet, città metropolitana nel nord-est del Bangladesh. In risposta alla denuncia, nei giorni scorsi un funzionario ha promosso una causa nei confronti di tre musulmani e un indù. Finora non si sono registrati però ulteriori sviluppi e la comunità cristiana è ancora in attesa di giustizia.
Tutto è cominciato nel 2012. Gli inizi della vicenda risalgono al 2012, quanto una chiesa protestante e l’adiacente cimitero a Rikabibazar (Sylhet) sono finiti nelle mani di tre musulmani e un indù attraverso un esproprio illegale. In risposta, le autorità della Chiesa hanno chiesto aiuto alla commissione anti-corruzione che ha dato ragione ai cristiani confermando la fondatezza del reclamo e avviato l’iter per la restituzione dei terreni e proprietà.  Gli imputati sono Mujibor Rahman Patwary, l’avvocato Sirajul Islam, MaloiKar, e Ashab Uddin. Fra questi, tre sono ex dipendenti statali che gestivano il dipartimento agrario, mentre il quarto è il loro rappresentante legale. In rappresentanza dei cristiani, e a nome della commissione anti-corruzione, nella battaglia in tribunale vi è il vice direttore dipartimentale Ismail Hossian. In questo arco di tempo gli imputati hanno già completato parte della costruzione (nella foto) sorta sui terreni al centro della controversia.
“Diritti calpestati”. Sulla vicenda è intervento monsignor Gervas Rozario, vescovo di Rajshahi e vice-presidente della Conferenza episcopale del Bangladesh (Cbcp), secondo cui essa mostra “come i cristiani sono oggetto di persecuzione” nel Paese e i loro diritti spesso calpestati. Un membro della Chiesa, dietro anonimato nel timore di ritorsioni, riferisce ad AsiaNews: “La terra è molto preziosa, quindi persone avide l’hanno presa con documenti illegali relativi ai terreni, grazie anche alla connivenza di personale impiegato nell’ufficio catastale”. “Chiediamo – aggiunge – la restituzione immediata dei terreni e che si smetta di costruire sui lotti appartenenti alla Chiesa”.
La questione della proprietà dei terreni. Il Bangladesh è una nazione a larghissima maggioranza musulmana. Per vicende relative alla proprietà di terreni, la minoranza cristiana è spesso vittima di persecuzioni e attacchi da parte di gruppi musulmani radicali o di singoli individui. I cristiani sono attaccati e perseguitati anche per le loro campagne a difesa delle libertà e dei diritti, come avvenuto di recente all’attivista cattolica Angela Gomes.
Alcune informazioni aggiuntive. Aggiungiamo al prezioso contributo di Suman Soraya di Asianews, alcune informazioni e considerazioni sul panorama religioso che attualmente appare agli osservatori e che è oggetto di studio e iniziative umanitarie per tentare di conciliare un dialogo spesso difficile tra le diverse comunità etnico-reigiose del popolatissimo paese asiatico.
L’Islam. E’ decisamente la più ampia presenza religiosa in Bangladesh: il 90% abbondante della popolazione, la maggior parte sunniti, con una piccola presenza di sciiti; seguono poi gli induisti rappresentati dall’8,2%, mentre buddisti, cristiani e coloro che praticano altre religioni o non credenti costituiscono il restante degli abitanti del paese. L’appartenenza religiosa ha da sempre rappresentato un potente collante identitario, sia personale che di gruppo. Nel corso del tempo, tuttavia, la forza del senso d’appartenenza è cambiato, sebbene secondo un sondaggio del 2003, la scelta religiosa è ancora la prima prova di auto-identificazione del cittadino. In compenso, l’ateismo è praticamente assente.
L’indipendentismo dei musulmani nel Bangladesh. La comunità islamica nel Bengala ha sviluppato tendenze indipendentiste contro la dominazione dell’India, che peraltro ha conribuito alla formazione dello Stato del Bangladesh nel 1970. Tuttavia, alcuni elementi culturali pre-islamici, del periodo indo-buddhista, hanno determinato un orientamento verso un Islam non univoco all’interno del territorio nazionale. Lo stesso induismo, che si è conservato in Bangladesh, differisce per molti aspetti da quello presente in altre parti dell’Asia meridionale, influenzato com’è dalla maggioranza musulmana.
Induismo. L’induismo è la seconda confessione religiosa del Bangladesh, coprendo circa il 10% della popolazione: in termini di popolazione assoluta è il terzo stato indù del mondo, dopo la stessa India ed il Nepal. Di fatto, questo tipo d’induismo ricorda da vicino quello praticato nella confinante regione indiana del Bengala occidentale.
Buddhismo. La dottrina praticata dal buddhismo è seguita da poco più di un milione di persone, circa lo 0,7% degli aderenti a qualche forma religiosa. La regione dell’attuale Bangladesh era uno dei maggiori centri di propagazione della fede buddhista nel Sudest asiatico. Lo spirito buddhista, la sua filosofia, la sua architettura, ebbe origine da qui per poi diffondersi fino in Tibet, Thailandia fino all’Indonesia e all’arcipelago dell’attuale Malaysia. Basti un esempio: l’architettura buddhista della Cambogia, tra cui il tempio di Angkor Wat ed il vihara-monastero di Borobudur, si considerano ispirati dagli antichi monasteri bengalesi.
Cristianesimo. Arrivato in quello ch’è oggi il Bangladesh tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600, nel flusso dei commerci dei portoghesi e dei missionari. Rappresentano attualmente lo 0,6% dell’intera popolazione. In prevalenza sono cattolici romani, i rimanenti, protestanti.