da www.ilcorriereapuano.it – Un grappolo di case addossate le une alle altre: elaborati portali in arenaria in un paese in gran parte spopolato dall’emigrazione degli anni ‘50
La Lunigiana è disseminata di piccoli borghi che conservano un fascino particolare che attira, fortunatamente, tanti visitatori ed estimatori, specialmente nel periodo estivo. Siamo saliti a Corvarola, frazione di Bagnone, il cui destino non è diverso da quello degli altri paesi della nostra vallata. Lo spopolamento, avvenuto in massa attorno agli anni Cinquanta, non ha risparmiato quel grappolo di case addossate le une alle altre, quasi a sostenersi a vicenda nelle lunghe serate invernali. Case ovviamente di pietra, elemento maggiormente presente in Lunigiana.
Negli elaborati portali, come in capitelli scolpiti, l’arenaria conserva, anche qui, la cultura di una terra che si avvaleva di questo materiale per le più diverse esigenze. “Era Corvarola uno dei castelli del feudo di Castiglion del Terziere di cui gli uomini di Corvarola seguirono la sorte, quando nel 1451 si posero sotto la difesa della Repubblica fiorentina. I pochissimi avanzi di antiche mura, attorno al villaggio, giovano solamente a far conoscere che fu Corvarola circondata da sette torri e da un piccolo giro di mura castellane…”
Il paese sorge su un poggio alla cui base orientale scorre il torrente Civiglia che nasce sui monti di Cassolana. La chiesa parrocchiale, oggi guidata da don Andrea Nizzoli, è dedicata a San Michele Arcangelo che ebbe un culto fin dai primi secoli di storia del Cristianesimo. L’imperatore Costantino gli eresse un santuario sulle rive del Bosforo, in terra europea, mentre Giustiniano glielo eresse sulla sponda opposta. I corvarolesi sono molto legati al loro protettore e, fino a poco tempo fa, nel giorno della festa, il 29 settembre, gli emigranti tornavano in massa al paesello per partecipare alle sacre funzioni e alla processione. Purtroppo, ormai, tanti paesani son passati a miglior vita e le giovani generazioni non vivono più quel legame forte con la terra degli avi, come avviene in altri posti.
La frazione bagnonese si componeva di diversi caseggiati. Religiosi, parroci, economi spirituali si susseguirono nel governo della parrocchia. Il motivo dell’abbondanza del clero dipendeva dal fatto che, in Corvarola, vi erano famiglie nobili che, oltre volere l’avvocato, volevano l’onore di avere, fra le mura domestiche, almeno un sacerdote. A circa un km e mezzo di distanza da Corvarola, nel 1489, era stato costruito un oratorio in onore del pellegrino San Rocco, proprio in quella località dove il Santo, secondo la storia narrata dai vecchi, era passato. Qui, il 16 agosto il popolo si riuniva in preghiera. Il suddetto oratorio è stato oggetto di restauro nel 2003, ma molto rimane da fare.
Da sottolineare che il portale attuale della chiesa di Corvarola proviene dalla chiesa di San Leonardo di Castiglione del Terziere, mentre lo stemma mediceo (seicentesco) sul portale di un edificio del borgo potrebbe essere nato altrove. Delle sette torri, poste a difesa del paese, poco è rimasto. “Sono state inghiottite, occupate, inglobate senza riuscire a difendere neppure se stesse” così scriveva Loris Jacopo Bononi. Rimane aperta una domanda “Perché costruire sette torri a Corvarola? Quando nacque il bisogno di una recinzione così importante, scandita da sette torri tonde?”.
Non si costruiva a caso o per capriccio; sicuramente c’erano motivazioni politiche. Attualmente il paese conta una manciata di abitanti. Avvolto dal silenzio e dai raggi del sole nelle limpide giornate, custodisce le sue memorie fra porte e finestre chiuse. Aspettando, con pazienza, il rientro dei “figli fedeli” che hanno esportato la fierezza della terra amata.