(Paolo Centofanti di SRM – Science and Religion in Media)
Covid-19: le persone si sono affidate più alla scienza che alla fede
Lo mostra un recente studio realizzato dall’Arizona State University: i cittadini degli Stati Uniti hanno fatto affidamento più sulla scienza che sulla religione, per affrontare e superare l’attuale pandemia Covid-19. Lo studio è stato effettuato da Kathryn Johnson, professore di ricerca associato al Dipartimento di Psicologia dell’ASU e primo autore dell’articolo, dallo studente laureato Jordan Moon, dal professor Morris Okun e dal professor Adam Cohen dell’ASU, e da Amanda Baraldi dell’Università dell’Oklahoma.
È stato pubblicato il 30 giugno 2021 sul Journal of Experimental Social Psychology. Resta però da capire quante persone si sono affidate sia alla medicina e alla ricerca epidemiologica, che alla fede in Dio, che come sappiamo non sono necessariamente in antitesi. Possono invece essere due modi differenti e complementari per guardare il mondo, e per affrontare eventuali crisi e emergenze.

La scienza non esclude la fede
Affidarsi alla scienza, possiamo dire, non esclude la preghiera e viceversa. L’obiettivo della ricerca dell’Arizona State University era capire il modo in cui le persone si sono relazionate con la propria fede e con la scienza, dall’arrivo della pandemia e nel suo progressivo peggiorare. E come tali atteggiamenti sono eventualmente cambiati dal febbraio 2020 all’estate 2020.
Kathryn Johnson ha spiegato come con i colleghi si aspettasse “che gli atteggiamenti nei confronti della fede e della scienza cambiassero a causa della pandemia”. Considerando che “le persone usano una mentalità basata sulla fede e sulla scienza per comprendere il mondo”, i ricercatori hanno scoperto “che le persone si affidavano principalmente alla scienza per dare un senso alla pandemia globale che ha sconvolto tutte le nostre vite”.
Allo stesso tempo, hanno pure rilevato che chi aveva una mentalità più scientifica era mediamente più preoccupato dai rischi di contagio COVID-19 nella fase iniziale della pandemia. “Abbiamo scoperto che la scienza era un quadro interpretativo per COVID-19″, ha affermato Johnson. Spiegando che “la pandemia non ha reso le persone più interessate alla scienza, ma le persone orientate alla scienza erano molto più preoccupate per il COVID-19, anche dopo aver preso in considerazione gli eventuali atteggiamenti politici”.
I ricercatori a marzo, aprile e giugno 2020 hanno intervistato più di 800 persone, che hanno dovuto rispondere a sondaggi sulla preoccupazione di contrarre il virus e sulla motivazione ​​a evitare la malattia da Covid-19. E dire quanto per loro fossero importanti fede in Dio e scienza, sia come modi per capire la pandemia, sia come modi per superarla. Ne è emerso che i primi mesi della pandemia avrebbero indebolito anziché rafforzare la fede dei credenti.

Il valore psicologico della fede
“La fede – afferma Kathryn Johnson – può portare conforto alle persone, però le persone sembravano rivolgersi maggiormente alla scienza durante la pandemia, forse cercando soluzioni pratiche piuttosto che conforto. Allo stesso tempo, le persone hanno bisogno sia di comfort che di soluzioni pratiche in tempi così stressanti”. I ricercatori non escludono di sviluppare ulteriormente lo studio, indagando sul modo in cui sia la fede che la scienza hanno influenzato il benessere psicologico delle persone durante la pandemia, e il modo in cui hanno preso precauzioni e si sono rivolti alla medicina e ai vaccini.