(Maurizia De Groot di Rights Reporter) – La Turchia ha minacciato “gravi conseguenze” verso l’Austria dopo la pubblicazione da parte di Vienna di una mappa dettagliata delle moschee e delle associazioni islamiche nel paese denominata “mappa nazionale dell’Islam”.
Il portavoce del ministero degli Esteri turco, Tanju Bilgic, ha affermato che la scusa in base alla quale la presentazione di una tale mappa sia legata ai discorsi di Erdogan “è lontana dalla verità ed è inaccettabile”.
“Queste politiche xenofobe, razziste e anti-islamiche avvelenano la coesione e la partecipazione sociale – ha affermato Bilgic – è importante che l’Austria abbandoni questi atteggiamenti che prendono di mira immigrati e musulmani e adotti una politica responsabile”.
Sotto accusa c’è finita il ministro dell’Integrazione Susanne Raab quando giovedì ha svelato un sito web nel quale c’era una mappa dettagliata di dove si trovavano 600 moschee e associazioni islamiche. Il Ministro dell’integrazione austriaco si è difesa sostenendo che la mappa è stata preparata in collaborazione con l’Università di Vienna e il Centro di documentazione dell’Islam politico e non è in nessun caso un sistema per attaccare i musulmani austriaci per la loro religione ma mostra la diffusione del cosiddetto “Islam politico”.
Al di la della scelta poco felice fatta da Susanne Raab, il problema della diffusione dell’Islam politico in Europa, per altro spinto molto fortemente proprio dalla Turchia del tiranno Erdogan, è un problema reale con il quale prima o poi la società civile si dovrà confrontare.
Non dimentichiamo infatti quanto successo in Israele durante la recente aggressione islamica allo Stato Ebraico che ha mostrato con chiarezza la difficoltà della convivenza con una numerosa comunità islamica che ha portato ad un rischio molto elevato di avere una vera e propria guerra civile.
È un problema che, come detto in precedenza, la società occidentale dovrà affrontare. E anche l’iniziativa austriaca dimostra come sia difficilissimo confrontarsi con la comunità musulmana e affrontare il problema della diffusione del cosiddetto “Islam politico” che poi altro non è che un modo per sdoganare la Fratellanza Musulmana.