(Niccolò Magnani di Il Sussidiario) – In Parlamento c’è una mozione a firma Pd-M5s-LeU-+Europa-Gruppo Misto che chiede la revisione degli accordi Stato-Chiesa del 1984 con l’abolizione dell’ora di religione cattolica, da sostituire invece con «insegnamenti laici, di storia delle religioni per esempio, rendendo così più ricca l’offerta didattica di discipline storiche». Lo scontro scatta prima politico e poi sindacale, con la denuncia dell’onorevole Carmela Ella Bucalo (Fratelli d’Italia) e la pronta replica del sindacalista Uil Scuola Giuseppe Favilla che fa notare come quella mozione in realtà sia vecchia.
Bene, occorre fare però dell’ordine dato che sì, la mozione è del 2019 ma è altrettanto vero che qualcosa è cambiato nelle ultime settimane tanto da riproporre all’opinione pubblica la richiesta molto divisiva dell’abolizione dell’ora di religione. Partiamo dalle basi, ovvero i fatti: il 16 aprile 2019, nella seduta numero 108 del Senato, viene presentata una mozione a firma Riccardo Nencini (Psi-Iv) e firmata da Emma Bonino (+Europa); Maurizio Buccarella (Gruppo Misto); Roberto Rampi (PD); Loredana De Petris (LEU); Carlo Martelli (Gruppo Misto); Tommaso Cerno (PD); Matteo Mantero (Movimento 5 Stelle), Saverio De Bonis (Gruppo misto). Si chiede nella stessa di rivedere le procedure del Concordato e già due anni fa la polemica corse veloce tra i banchi dell’opposizione, il sindacato degli insegnanti di religione (Snadir) e la stessa Cei.

Abolizione ora di religione: da dove nasce lo scontro
Tutto resta però nel dimenticatoio, complice anche l’arrivo della pandemia Covid-19, fino al 18 maggio scorso quando Bianca Laura Granato e Luisa Angrisani di L’Alternativa C’è (ex M5s) denunciano un emendamento portato avanti da Andrea Rampi (Pd) che equipara la laurea magistrale in scienza delle religioni (presa nelle Facoltà di Lettere-Storia-Filosofia) alla laurea magistrale in scienze storiche, scienze filosofiche e in antropologia culturale ed etnologia. Tradotto in parole semplici, per Granato risulta indegno che nella scuola pubblica italiana insegnanti di religione possano anche insegnare storia, lettere e filosofia: “è grave che si sia approfittato di un’emergenza, i provvedimenti anti-Covid, per ‘infilare’ un comma che permette a un laureato in Scienze delle Religioni di insegnare italiano, storia e geografia alle medie, storia e filosofia nei licei e italiano e storia negli istituti tecnici». Ancora più dura, Granato conclude «basta con la religione cattolica a scuola! […] L’insegnamento confessionale della religione cattolica deve essere sostituito da insegnamenti laici, di storia delle religioni per esempio, rendendo così più ricca l’offerta didattica di discipline storiche, già ridotte dalla riforma Gelmini, e conferendo la possibilità di insegnarle a questi nuovi titolati e ai docenti di storia.”

Il “Mistero” risolto
Viene dunque riproposto lo schema della “vecchia” mozione del 2019 che andava a richiedere proprio l’abolizione dell’ora di religione cattolica: da qui proviene la replica altrettanto netta della parlamentare di Fratelli d’Italia che “mette” insieme la mozione del 2019 con la rinnovata proposta di Granato: «Parlamentari laici di diversi partiti alla riscossa, insieme, compatti come raramente accade in politica, per l’abolizione dell’ora di Religione nella scuola italiana. +Europa, M5S, Pd, Leu e Gruppo Misto hanno presentato una mozione per una revisione del concordato Stato-Chiesa. Tra i 4 punti in elenco nella mozione mi soffermerò su quello che ritengo fondamentale al mantenimento della identità della nostra Nazione: insegnare la religione agli alunni, agli studenti; educarli ai valori del Cattolicesimo». Ancora Bucalo, chiosa «se all’ideale aggiungiamo anche il pratico – conclude – avremmo, con l’abolizione dell’insegnamento della materia cattolica, anche 26 mila docenti a spasso, inapplicabili in altre materie d’insegnamento perché in possesso del solo titolo pontificio e non statale. È una mozione che non deve passare». È poi qui che giunge infine la contro-replica della Uil Scuola con il responsabile nazionale Irc Giuseppe Favilla: «una politica fatta di spot che non fa bene ai docenti di religione cattolica. Gli insegnanti di religione cattolica in questo periodo storico hanno bisogno di certezze e non di proclami riproponendo iniziative di alcuni parlamentari vecchie di due anni». Il sindacalista si chiede dunque perché riaccende ora questa polemica dopo due anni dalla mozione presentata: lo stesso Favilla però ribadisce che sul contenuto si dice del tutto concorde con Bucalo, considerando l’ora di religione un importante contributo «alla crescita dei giovani». Il “mistero” si è dunque risolto: la mozione è vecchia, è stata riportata in auge di recente dalla denuncia di Granato trovando in Fratelli d’Italia una levata di scudi in difesa dei valori del Cattolicesimo nel nostro Paese.