(da Sassari Notizie) – Studiare l’etimologia dei lessemi più usati quando ci si riferisce al mondo dei sacerdoti significa tornare indietro nel tempo e provare ad indagare l’origine delle parole.
Praticamente sempre, l’evoluzione fonetica, morfologica e sintattica prende avvio dal latino, rimasta sostanzialmente la lingua della Chiesa fino al 7 marzo del 1965, quando, per la prima volta nella storia, papa Paolo VI celebrava la messa in italiano nella parrocchia di Ognissanti sull’Appia Nuova, a Roma.
Tuttavia, non mancano esempi di termini provenienti dal greco, come il primo riportato in questa rassegna di parole:
–    Prete: la parola deriva dal greco presbyteros, che significa anziano, e viene adoperata per indicare il sacerdote secolare cattolico o di altre Chiese cristiane. Secondo diversi testi autorevoli sulla materia, il termine compare per la prima volta in modo istituzionale nel II secolo, seppur solo con il corso del tempo abbia iniziato a racchiudere le diverse prerogative e le mansioni pastorali tipiche dei sacerdoti moderni.
–    Presbitero: proveniente dalla medesima base latina (presbyteros), il termine presbitero compare nel Nuovo Testamento per designare gli anziani della comunità ai quali è affidato il governo della stessa. Già a partire dal II secolo, il lessema ha iniziato a diventare sinonimo di prete: in diversi documenti ufficiali, i presbiteri appaiono come sacerdoti di secondo ordine, distinti dal vescovo e a lui sottomessi.
–    Ministro: il lessema prende origine dalla parola latina ministerium, con cui vengono identificati i servizi, le servitù. I ministri, infatti, nel linguaggio cristiano, sono coloro a cui è affidato un determinato compito ecclesiale. I ministeri sono una vocazione e una grazia e vengono conferiti solamente come compito e missione. La tipologia ministeriale è molto ampia. Oltre al ministero ordinato nella sua triplice scansione (episcopato, presbiterato e diaconato), si possono riconoscere altre due forme di ministero: i ministeri istituiti (cioè quelli circoscritti a un determinato compito, come può essere il ministro lettore durante la messa) e i ministeri di fatto.
–    Sacerdote: la parola deriva dal latino sacerdotium ed è composta da due parole: sacer (sacro) e dotium (potere). Con sacerdozio ministeriale, definito nella sua piena identità dal Concilio di Trento, ci si riferisce alla funzione liturgica dei preti, ai loro compiti e al potere affidato loro dal Signore di offrire l’eucaristia e di rimettere i peccati nel suo nome. Ad oggi, è compito dei fedeli aiutare i sacerdoti con le offerte.
–    Clero: proveniente dal greco cleros con cui si designava la strumento con cui si tira la sorte e poi utilizzato in senso figurato per intendere l’eredità di Dio, il termine indica l’insieme di coloro che sono stati ordinati sacerdoti. Le prime attestazioni in questo senso, sono del III secolo per designare quanti posti alla guida della comunità. Secondo la codificazione del diritto canonico vigente nella Chiesa latina dal 1983, appartengono al clero i ministri della Chiesa che hanno ricevuto il sacramento dell’ordine sacro, ovvero i vescovi, i presbiteri e i diaconi.
–    Chierico: proveniente dal medesimo termine di clero, nel linguaggio della Chiesa è adoperato per indicare coloro ai quali è demandato l’ufficio di guidare spiritualmente i fedeli.
–    Parroco: il termine condivide l’origine della parola parrocchia, dal greco paroikia. Con la diffusione del cristianesimo dalle grandi città ai piccoli centri rurali, il lessema inizia a essere utilizzato per nominare il sacerdote a cui, per nomina vescovile, è affidata una parrocchia e i suoi fedeli. Tra i vari compiti ha quello di amministrare i sacramenti, effettuare le pubblicazioni matrimoniali ma anche custodire e aggiornare i libri parrocchiali.
–    Sacramento dell’Ordine: è uno dei sette sacramenti della Chiesa cattolica con il quale ricevono il sacramento del ministero apostolico e vengono ordinati i diaconi, i presbiteri e i vescovi. Un sacerdote, dunque, diventa tale dopo essere ordinato con il gesto dell’imposizione delle mani da parte del vescovo nel classico rito di ordinazione. La cerimonia segue la formazione in seminario.