(Simone Benazzo di Linkiesta) – Se la Polonia è oggi il bastione del conservatorismo nell’Ue, la responsabilità non è esclusivamente del governo che da sei anni guida il paese, ma dell’intero ecosistema politico, sociale ed economico che ne influenza e supporta le politiche ultra-conservatrici e regressive in materie come i diritti delle persone LGBT.
Di questo ecosistema uno degli attori più visibili e studiati è la gerarchia cattolica, che – pressoché in blocco – stimola e legittima l’azione della coalizione di governo guidata da Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia, PiS), riproponendo quel connubio tra religione e (dissidenza) politica che si rafforzò durante i decenni della lotta anticomunista.
Gli ultimi anni hanno però visto l’ascesa di un altro soggetto, parallelo al clero cattolico, divenuto via via più potente: la Ong Ordo Iuris, fondata nel 2013.
Nel suo “This is war” la giornalista e attivista Klementyna Suchanow ha descritto la genesi di questa influente lobby estremista, un processo dove fu decisivo anche il coinvolgimento di tutto quel network transnazionale di associazioni schierate in difesa del patriarcato, come la brasiliana Tradition, Family, Property (TFF), attiva fin dal 1960.
Sulla carta, Ordo Iuris «promuove una cultura legale fondata sul rispetto per la dignità umana e i diritti». Ma nella sua visione l’interpretazione oggi mainstream dei diritti umani sarebbe una forma di fondamentalismo, «una strategia di ispirazione marxista deputata a distruggere la famiglia tradizionale e l’ordine naturale». Secondo la referente per le Relazioni internazionali di Ordo Iuris Agnieszka Jacob, esisterebbe «un cartello formato da miliardari e da Ong da loro finanziate che agisce per rivoluzionare il concetto di diritti umani al fine di propugnare un messaggio socio-costruttivista e radicale». Qualunque avanzamento dei diritti di donne e minoranze sessuali non sarebbe una forma di progresso civile, bensì un attacco all’unico modello legittimo, l’unione tra due individui eterosessuali.
L’azione di contrasto a questa deriva «socio-costruttivista e radicale» portata avanti da questa associazione di farisei si è col tempo intrecciata a quella dell’esecutivo del PiS. La Ong sembra agire come una sorta di avanguardia ideologica, invocatrice indefessa di quelle guerre di cultura che fanno poi approdare la Polonia sui giornali europei.
Le idee e le campagne di questa Ong hanno infatti fornito a PiS e compagni di strada l’armamentario ideologico con cui cimentarsi nella battaglia di valori contro l’Ovest, che secondo queste forze retrive sarebbe ormai corrotto e decadente. La Ong è stata, per esempio, tra gli estensori del “Trattato sui diritti della famiglia”, il documento che Varsavia mira a sostituire alla Convenzione di Istanbul sui diritti delle donne.
Lo scorso maggio si è avuta una dimostrazione concreta della vicinanza tra Ordo Iuris e il governo. All’inaugurazione del Collegio Intermarium, la nuova scuola di legge lanciata da Ordo Iuris, sono intervenuti anche due ministri, Piotr Glinski e Przemyslaw Czarnek – non a caso titolari dei dicasteri Cultura ed Educazione. Entrambi hanno, come di rito, speso parole di elogio per l’azione della Ong.
Quando si legge di un provvedimento retrogrado adottato da qualche istituzione (elettiva e non) polacca in ambiti come donne, diritti LGBT, famiglia, è molto probabile che dietro le quinte vi sia la mano di questa forza integralista.
Le mozioni con cui molti comuni hanno deciso di proclamarsi “LGBTI-free zone” erano, per esempio, basate su un template preparato proprio da Ordo Iuris. E la controversa sentenza della Corte costituzionale dell’anno scorso, che ha di fatto proibito il diritto all’aborto in Polonia, non è stato che l’esito finale di una lunga campagna condotta da questa Ong per criminalizzare l’interruzione di gravidanza volontaria in tutte le sue forme.
Nonostante ufficialmente ancora oggi la Ong disponga di uno staff risicato di circa una ventina di elementi, è arrivata a incamerare più di 6 milioni di zloty (più o meno, 1,3 milioni di euro) e può permettersi una sede nella vecchia sede delle Poste (Past) uno dei palazzi storici e importanti del centro di Varsavia.