(Sohini Chatterjee di Global Voices) – Con l’islamofobia in crescita, gli stereotipi sulle donne musulmane sono sempre più comuni. L’immagine più veicolata dai media è quella di un Islam oppressore del sesso femminile, a cui fanno seguito clamorosi appelli per “salvare” le donne musulmane dal loro credo.
Lo stereotipo della donna musulmana indifesa, incapace di agire e limitata nella sua indipendenza dalla sua religione, è abusato in egual misura da liberali e conservatori [en, come i link seguenti].
Sottolineare che la fede è un aspetto importante dell’identità di una persona e negare a un credente di praticare la sua religione sono già di per sé forme di oppressione. Così le donne musulmane stanno ricorrendo a Twitter per contestare coloro che ricorrono a questi stereotipi per giustificare la misoginia, il razzismo, l’imperialismo culturale e il militarismo.
Ecco allora tre importanti hashtag utilizzati negli ultimi anni dalle donne musulmane per combattere l’islamofobia e il sessismo:

#NotYourRespectableHijab
Nell’Islam, una donna può scegliere liberamente di coprire il suo corpo o indossare l’hijab, in simbolo di devozione e orgoglio per la sua fede e cultura. Così, quando un uomo ha fatto notare a una donna musulmana con l’hijab che non avrebbe dovuto truccarsi perché avrebbe perso la sua “rispettabilità”, la donna ha espresso il suo disappunto su Twitter.
Humaira Mayet, 20 anni e residente a Londra, nome utente Twitter @LondonRaani, ha utilizzato l’hashtag #NotYourRespectableHijab per dichiararsi contraria a coloro che giudicano le donne in base alle apparenze, soprattutto in termini religiosi.
Sull’esempio di Humaira, altre donne musulmane con l’hijab sono insorte su Twitter. In segno disfida e ribellione, hanno postato foto di se stesse truccate, con lo scopo di mostrare al mondo che la loro fede non è regolamenta da da nessuno.

#TradizionalmenteSottomesse
Nel 2016, l’allora Primo Ministro del Regno Unito, David Cameron, ha affermato in un articolo del Telegraph che le donne musulmane britanniche non sono in grado di lottare contro i loro oppressori  e proteggere i propri diritti, a causa della scarsa conoscenza dell’inglese. Ha continuato ipotizzando che i religiosi musulmani approfittano di questa “tradizionale sottomissione” per opprimerle. Infine, ha suggerito che apprendere l’inglese potrebbe “emanciparle” e aiutarle a giocare un ruolo più attivo nella società britannica e nella lotta all’estremismo religioso.
Le donne musulmane che si sono sentite offese dalle affermazioni di Cameron, ha condiviso su Twitter i loro successi per smentire le affermazioni dell’uomo.
Mettere in luce l’aspetto relativo all’istruzione delle donne musulmane è stato importante, principalmente perché le opinioni di Cameron sono condivise da molte persone, per il semplice fatto che i musulmani sono culturalmente distanti dal loro panorama socioculturale. Spesso questi preconcetti sono così interiorizzati nella psiche di una larga fetta di popolazione che corrono il rischio di essere istituzionalizzati, come dimostra l’atteggiamento di Cameron.

#VitaDiUnaFemministaMusulmana
Nel 2014, stanca di sentire che una donna non possa essere contemporaneamente musulmana e femminista, Noorulan Shahid, ha lanciato su Twitter l’hashtag #lifeofamuslimfeminist (vita di una femminista musulmana), per affermare la dualità della sua identità.
Molte donne musulmane hanno seguito il suo esempio, twittando la loro fede nell’Islam nel femminismo. Alcune hanno anche rivelato che la misoginia affligge la comunità tanto dall’interno quanto dall’esterno. Questa è stata una rivoluzionaria iniziativa online per smontare un altro stereotipo comune sulle donne musulmane: che la loro identità religiosa le impedisca di chiedere una maggiore parità di diritti.
Le donne musulmane del 21 secolo, la cui imponente presenza nello spazio virtuale può essere difficilmente controllata, con questo hashtag hanno dimostrato di essere individui politicamente consapevoli, in lotta contro ogni forma di oppressione e discriminazione. Queste donne hanno espresso la loro angoscia per il suprematismo bianco all’interno del femminismo e per il modo in cui questa tendenza ha cercato a lungo di scoraggiare lo sviluppo di un movimento femminista teso verso l’intersezionalità.
Queste donne musulmane hanno sfatato miti, combattuto misoginia e stereotipi con più intraprendenza di quanta tradizionalmente venga loro attribuita.