(Don Aldo Buonaiuto di Corriere Adriatico) – “Vi chiedo di pregare con me il Dio della pace affinché cessi il frastuono delle armi e le soluzioni possano essere trovate al tavolo del dialogo. Solo così la martoriata popolazione di quel Paese – uomini, donne, anziani e bambini – potrà ritornare alle proprie case, vivere in pace e sicurezza nel pieno rispetto reciproco”.
È l’accorato appello che Papa Francesco ha rivolto al mondo per la drammatica situazione dell’Afghanistan dopo il ritorno al potere dei talebani. In quel territorio la gente sopravvive nel terrore per ciò che potrà accadere, anche se già arrivano notizie di irruzioni nelle case e omicidi messi in atto dagli spalleggiatori dei nuovi occupanti.
Stanno chiudendo gran parte dei servizi sociali e delle onlus che si occupano in loco della tutela dei diritti delle persone, in particolare di malati, anziani, poveri, disabili, donne e minoranze religiose. Abbiamo ancora in mente le immagini drammatiche, pubblicate nei giorni scorsi sui social, dei cittadini afghani disperatamente attaccati ai carrelli degli aerei…
Intanto si stanno realizzando dei ponti aerei verso i Paesi occidentali per i civili in fuga, ma secondo l’Unicef ci sono mezzo milione di persone già sfollate all’interno dell’Afghanistan e oltre 18 milioni di individui che hanno bisogno di assistenza umanitaria, oltre la metà delle quali bambini.
Stanno vivendo giorni di grande apprensione anche i cristiani e le piccole realtà cattoliche presenti nel Paese, tra cui i gesuiti e le suore di Madre Teresa, che riferiscono come attualmente tutti siano rintanati nelle proprie case e comunità rischiando davvero, da minoritari che sono, di scomparire definitivamente.
Sembra di tornare indietro alle scene dei cristiani nelle catacombe, una storia iniziata fin dai primi tre secoli dopo la nascita del Salvatore, quando quasi ottomila fedeli, di tutte le età, vennero fatti sbranare a Roma dalle fiere per il giubilo degli spettatori e degli imperatori.
In Afghanistan ci sono famiglie che per lunga tradizione o per esperienze particolari hanno incontrato Gesù, ma vivono la propria fede nel segreto perché il pericolo è troppo grande. È l’aggravarsi di una situazione già disastrosa. Secondo un monitoraggio, infatti, l’Afghanistan risulta essere il secondo Paese al mondo, su cinquanta analizzati, per quanto concerne la persecuzione dei cittadini di religione cristiana.
Oggi la Conferenza Episcopale Italiana, a tale proposito, invita a pregare nelle parrocchie per la pace nel Paese asiatico e anche per le vittime del terremoto di Haiti. Ieri pomeriggio, invece, il prefetto della Congregazione per il clero, l’arcivescovo Lazzaro You, ha celebrato a San Pietro una Messa per i 200 anni dalla nascita di sant’Andrea Kim Taegon, il sacerdote ucciso nel 1846, ricordando anche il tributo di sangue degli altri martiri della Corea, membra vive della storia e dell’identità di una Nazione.
La presenza di tanti eroi della fede, persone dalla vita esemplare la cui luce risplende in ogni angolo del Terra, ma anche di coloro che quotidianamente e ferialmente testimoniano Cristo dinanzi a enormi difficoltà, dà all’intera Chiesa una grande speranza e rappresenta un faro per ogni uomo, non solo per i credenti.
Il messaggio cristiano è spesso considerato una minaccia perché proclama che gli uomini sono tutti uguali dinanzi a Dio, ripudia la vendetta a favore del perdono, condanna l’uso della violenza, richiama i potenti a farsi servitori del prossimo.
Quando le persone – divise in caste, gruppi, minoranze – rinunciano a incontrarsi e non accettano di ascoltarsi inducono la società all’intolleranza, all’ignoranza e a ulteriori dannose frammentazioni. Le differenze, armonizzate e riconciliate dallo Spirito, possono realmente diventare unità feconda. Il dialogo e la serena convivenza non sono sogni irrealizzabili, ma concrete prospettive quando c’è una reale volontà di costruire la pace da parte di ogni singolo e della collettività.
Solo attraverso l’impegno di tutti gli uomini di buona volontà è possibile sradicare il virus malefico del fanatismo e dell’intolleranza religiosa rendendo così il nostro pianeta un posto migliore in cui vivere.