(Amedeo Lomonaco di Vatican News) – “La parola chiave è insieme: insieme, dobbiamo affrontare le minacce che riguardano la nostra casa comune”. “I cambiamenti climatici, la desertificazione, l’inquinamento e la perdita di biodiversità” sono solo alcune delle sfide senza precedenti che minacciano noi e la vita del pianeta”. È quanto sottolinea il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, nel videomessaggio inviato in occasione del Meeting nazionale per Custodia del Creato organizzato dalla Fondazione Sorella Natura. “Per accrescere la consapevolezza della necessità di agire insieme e promuovere un’educazione ecologica integrale – aggiunge il cardinale Parolin – i leader di diverse tradizioni religiose si sono riuniti con eminenti scienziati per firmare un forte Appello che è stato consegnato alla copresidenza della Cop26, da poco conclusasi a Glasgow”.

Si intraprenda la via dell’ecologia integrale
“Insieme – aggiunge il segretario di Stato nel videomessaggio – dobbiamo contrastare quelli che l’Appello definisce i semi dei conflitti, ovvero “l’avidità, l’indifferenza, l’ignoranza, la paura, l’ingiustizia, l’insicurezza e la violenza”. Ricordando che la Santa Sede, come comunicato dal Santo Padre all’High Level Virtual Climate Ambition Summit del 12 dicembre 2020, ha adottato una strategia di riduzione a zero delle emissioni nette, il cardinale Parolin sottolinea che verrà ulteriormente rafforzato l’impegno “per promuovere un’educazione all’ecologia integrale”.

Passare dalla cultura dello scarto a quella della cura
Il segretario di Stato ricorda anche l’evento, tenutosi lo scorso 4 ottobre in Vaticano e incentrato sul tema: “Fede e Scienza: verso Cop 26”. “Tante culture, tante spiritualità e tanti ambiti scientifici diversi si sono incontrati”: che è emerso chiaramente “è stata una forte convergenza nell’impegnarsi di fronte all’urgente necessità di avviare un cambiamento di rotta”, per passare dalla cultura dello scarto a quella della cura.

Non si può più aspettare
Nel videomessaggio il porporato ricorda infine che è urgente agire. “Non possiamo più aspettare. Sono troppi, ormai, i volti umani sofferenti di questa crisi ambientale e climatica, soprattutto tra i più poveri, gli emarginati, i gruppi vulnerabili e i popoli indigeni che per troppo tempo hanno portato un peso sproporzionato e sono stati maggiormente colpiti dalla povertà, dall’inquinamento e dalla pandemia”. “I giovani esigono da noi un cambiamento”. “È tempo di affrontare quest’importante sfida educativa, culturale ed etica che si pone davanti a noi”.